venerdì 30 novembre 2007

Panchine incrociate

Fasano-Bitonto, derby di serie D, è decisivo. Non per la classifica, non potrebbe. Ma per Pettinicchio, il trainer brindisino. Vincere o abbandonare la panchina. O, almeno, convincere. Questo è il bivio. La società fu chiara e decise di attendere la gara di Aversa (perduta) e, appunto, il match contro la capolista: ormai arrivato. La gente attende che sgorghi l'orgoglio e qualche altro attributo. Magari, è il momento giusto: le grandi sfide, talvolta, risvegliano l'ardore. Ma, se Pettinicchio dovesse salvarsi, rischierebbe Zunico. Già contestato per un pareggio, il secondo di fila, appena domenica scorsa. Malgrado la saldezza del primo posto in classifica del suo Bitonto. Sembra strano, ma è così: circolano certe voci e l'esperienza consiglia di crederci. Evidentemente, dettagli a parte (scelte di formazione non condivise dall'opinione pubblica), qualche errore c'è stato. Qualche errore da pagare: forse, aver allungato sulla concorrenza troppo presto. Rallentando per rifiatare.

Foggia, il tempo sta scadendo

Sasà Campilongo credeva di poter costruire un Foggia importante. Non c'è ancora riuscito, pur provando soluzioni diverse. La squadra fatica assai, anche e soprattutto sul proprio terreno. E, ultimamente, il tecnico campano sembra voler scaricare qualche protagonista con un cognome di un certo spessore. Ha cominciato con Cardinale, escluso per due volte dalla formazione di partenza. E potrebbe ripetersi con Plasmati, nuovamente espulso nel corso del match con il Novara (e, in questo caso, il coach sarebbe suffragato da qualche ragione). Ma il tempo sta scadendo: l'impressione è questa. E non solo perchè, sulle tribune dello "Zaccheria", domenica scorsa, c'era Aldo Papagni. Uno che, dall'inizio di ottobre, ha rifiutato diverse sistemazioni: l'ultima, in ordine cronologico, è quella di Sorrento. Un allenatore in cerca di panchina che, si dice diffusamente, attende proprio quella del Foggia.

giovedì 29 novembre 2007

Taranto-Evangelisti, il divorzio

Impossibile non tornare sul Taranto. Perchè il Taranto è un fiume di argomenti. Adesso, la società ha licenziato il diesse, Luca Evangelisti. E le correnti di pensiero sull'argomento sono diverse. Vediamo: Evangelisti paga semplicemente le colpe di una campagna acquisti (affrontata con un budget di spese limitato) che, sul campo, non ha generato profitti. Oppure: la guerra intestina ha dei vincitori (chi rimane al timone del club) e uno sconfitto (chi lascia l'incarico). Ancora: la decisione anticipa le cessioni di gennaio (molti tesserati sono affettivamente legati ad Evangelisti): cessioni diciamo pure conseguenziali, utili a produrre contante. Senza trovare troppi ostacoli. E potremmo proseguire. Ma, sicuramente, dietro il fatto esiste una strategia: forse esatta, forse difettosa. Lo scopriremo presto. Il provvedimento, cioè, non fiorisce all'improvviso, ma possiede un proprio retroterra. Il mercato di riparazione, intanto, si avvicina. E tutto lascia credere che il Taranto, dal punto di vista strutturale, sarà rivoluzionato. Da chi, evidentemente, sarà chiamato alla regia delle nuove operazioni: venga da fuori, oppure no. Sì, rivoluzionato: perchè, altrimenti, non si spiegherebbe l'allontanamento di Evangelisti. Se si cambia qualcosa, è per cambiare davvero. O no?

mercoledì 28 novembre 2007

Matarrese blinda Materazzi

Non potrà essere un dato ufficiale, ma è assai più che ufficioso. Il Bari è angustiato dalla classifica e abbastanza lacerato da diversi disguidi interni. Diciamo pure di spogliatoio. Problemi non più sottocutanei, ma visibili e solari: che esplodono, uno di seguito all'altro. Il rapporto tra Materazzi e la truppa non è mai stato limpido: neppure nel corso del campionato passato. Da dove, probabilmente, nasce qualche frizione. Vincenzo Matarrese è intervenuto, blindando l'allenatore. Intuendo che, in caso contrario, avrebbe delegittimato il trainer. Se le lacerazioni sono profonde, tuttavia, potrebbe non essere sufficiente. E, allora, occorrerà dedicarsi ad un'operazione di pulizia. E qualcuno dovrà salutare in anticipo: la società decida chi. E attinga da una parte o dall'altra della barricata. Perchè, il calcio insegna, quando la guerra nello spogliatoio si fa dura, paga sempre il collettivo. E, di conseguenza, si sgonfia la classifica.

Ma servono i puntelli

Il Martina quasi si quadra, inciampa, si rialza, cade ancora. Non offre ancora garanzie piene, ma vuole esserci, vuole lottare. A Potenza prima e a Gallipoli poi non soffre eccessivamente, rintuzza, ma perde regolarmente. Va un po' meglio, adesso, ma non basta. Non può bastare. E la Juve Stabia, l'avversario più vicino in classifica, viaggia ormai cinque lunghezze sopra. Il lavoro di Camplone tende a trovare l'assetto, a rilanciare le azioni della squadra. E la piazza sta cominciando a collezionare qualche simpatia nei confronti del gruppo. Ma i limiti strutturali restano. E resteranno, se non si provvede. Al Martina, oltre al lavoro e alla fiducia, servono aiuti concreti: già a gennaio, in sede di campagna di rafforzamento. Anche se, attualmente, manca chi possa provvedere: se è vero - come è vero - che il proprietario della maggioranza delle quote azionarie del club, Cassano, ha già ufficializzato il proprio disimpegno, garantendo esclusivamente la manutenzione ordinaria sino alla fine di questo campionato. E' lodevole che l'ambiente, seppur timidamente, cominci a sostenere con più compiutezza la squadra. Ed è lodevole, oltre che professionale, applicarsi su di essa. Ma il problema non cambia. Servono i puntelli.

Fatti, non urla

Gigi Blasi aveva promesso frasi forti e piccate. Di lasciar vibrare la rabbia della propria voce, che poi è la rabbia del Taranto. Il Taranto che la giustizia sportiva ha punito con la sconfitta a tavolino (gara con la Massese), cambiando metro di valutazione con l'Atalanta. Il presidente aveva assicurato di intervenire veementemente nell'ultima assemblea di Lega, ma la cronaca riferisce che, nella realtà, sia rimasto muto. E una parte della tifoseria, adesso, si sente tradita. Non sappiamo cosa pensi realmente Blasi e quale strategia stia seguendo. Nè se, prima dell'incontro di Coverciano, abbia ricevuto rassicurazioni sostanziose sul problema. O se stia risolvendo la faccenda diplomaticamente. Decidendo, così, di rinunciare ad una protesta plateale. Sappiamo, però, quanto una protesta plateale e folkloristica possa servire: poco o niente. Molto più utile sarebbe, piuttosto, una gestione più politica dell'intera querelle. Particolare che, oltre tutto, attesterebbe una lievitazione del peso specifico del club di via Umbria all'interno del Palazzo. Questa volta, allora, si parlerebbe di fatti. E non di urla vane.

lunedì 26 novembre 2007

Parlarne sempre. E sempre bene

Parlarne sempre. E sempre bene. E' il sogno. O, meglio, la pretesa: di chi gestisce o dirige un club. Non sempre per fini squisitamente sportivi. O, comunque, non soltanto. Oppure, di chi dirige dalla panchina una squadra. O di chi, sul campo, è protagonista diretto. Una pretesa: anche delle tifoserie. Quando tutto va come deve andare. Altrimenti, la stampa è utile (anzi, deve esserlo) per combattere la società, l'allenatore o la squadra. Una pretesa: certe volte persino di certa stampa, quella sempre allineata, sempre schierata e coperta. E' successo, succederà. A Casarano (Eccellenza pugliese), prima del derby con il Maglie, un giornalista è invitato ad abbandonare il suo posto. Ha lasciato parlare i tifosi, che hanno sparato sulla società. E la società, stizzita, ha replicato. Storie di ordinario calcio. Prima, è successo un po' ovunque, figuriamoci. E, domani, sarà lo stesso. Perchè, nell'immaginario collettivo, la stampa deve coprire, collaborare, venire incontro. Remare con il gruppo. Dimenticando che piuttosto, il suo compito è informare. Magari, con professionalità: cosa che accade sempre più raramente, è vero. Ma questo è un altro discorso. Informare, già: cioè, remare contro qualcuno. L'equazione è pronta.

E Silva è già svuotato

Massimo Silva sembra già scarico. Svuotato. Demoralizzato. E, probabilmente, si sarà pentito della scelta. Di aver accettato, cioè, una panchina di serie D. Di aver raccolto, a campionato in corso, la direzione tecnica di una squadra, il Brindisi, che credeva di poter rilanciare. Che credeva di trovare confusa e ferita, ma non da riassemblare. O, meglio, reinventare. Con un elenco definito di under e di giocatori esperti. Sostenuta da un ambiente ancora motivato. Guidata da un assetto societario che - invece - si è sfaldato, dopo le dimissioni dei fratelli Barretta. Massimo Silva, dopo il nuovo rovescio (tre a zero a Torre Annunziata), sembra immalinconito. E ha dettato: il Brindisi può ritrovarsi e tornare a lottare per un obiettivo. Magari minimo. Sottintendendo che servono rinforzi: sempre che il mercato degli svincolati riservi ancora nomi utili al progetto, a costi praticabili. E sempre che la proprietà accetti di sobbarcarsi nuove operazioni economiche. Di contro, però, si agita un pericolo vivo: così svuotato (tecnicamente e psicologicamente), questo Brindisi può diventare un problema immenso per se stesso. E per la classifica, dove sta lentamente scivolando. Del resto, lo stesso Silva non ci crede più.

domenica 25 novembre 2007

Discontinuo Taranto

Tatticamente, potremmo parlare del Taranto a una punta (con due o tre mezzepunte alle spalle: dipende dai casi), a due (con Dionigi al fianco di Cammarata, come accaduto nella ripresa della gara interna con il Crotone, pareggiata zero a zero) o a quattro (come nelle ultimissime battute del match: ipotesi , peraltro, assai comune a quelle formazioni che devono inseguire il risultato e che vogliono sfruttare gli ultimi spiccioli di match). Moduli a parte, però, uno dei problemi fondamentali della squadra sembra l'assenza di una continuità: di gioco, di tensione emotiva, di rendimento. Il Taranto continua ad esprimersi a intermittenza, aggrappandosi alle possibilità e alle promesse dei singoli. Sfarinandosi nel momento in cui, invece, occorre solidificarsi e insistere. Cioè, offrire qualcosa di più. E' accaduto anche oggi: proprio mentre il Crotone, in inferiorità numerica, apriva sistematicamente il proprio dispositivo difensivo ai tagli e alle incursioni laterali dell'avversario. Proprio mentre la partita sembrava chiamare la squadra di Cari. Proprio quando il Taranto avrebbe dovuto crescere. D'intensità e di personalità.

sabato 24 novembre 2007

Tutti i limiti del Bari

Il Bari non dispone di qualità tecniche evidentissime. Lo diceva una campagna di rapporzamento estiva che non aveva affascinato, lo conferma il campo: sin dall'inizio del campionato. Era logico, però, pretendere dalla squadra di Materazzi tensione agonistica, carattere e organizzazione: ingredienti buoni a compensare altre mancanze. Ma il Bari non si consolida mai definitivamente e si sfilaccia puntualmente: a Modena non si quadra, non reagisce e affonda (tre a zero). Risultato a parte, preoccupano l'aspetto tattico e il profilo mentale di una squadra che denuncia anche limiti di personalità. E che rischia di perdere, oltre tutto, il suo singolo più ispirato, l'argentino Donda: piegato - si dice - dalla nostalgia e, chissà, dal presente arrugginito di una realtà inattesa, cioè non preventivata. Ovvero, di un Bari che, così com'è, potrebbe pure pregiudicare il suo personale futuro.

venerdì 23 novembre 2007

De Florio chiude la parentesi Monopoli

Andrea De Florio rescinde il contratto e chiude la parentesi Monopoli quattro mesi dopo averla aperta. L'eventualità si era configurata già qualche settimana addietro; la decisione non si è fatta attendere. Perchè, evidentemente, già scritta. Tentativo fallito, dunque: niente di strano. Sorprende, piuttosto, accorgersi che qualcuno possa sorprendersi: De Florio, negli ultimi due campionati, disputati a Taranto, aveva totalizzato poche presenze (e ancor meno partite intere). Qualche motivo doveva pur esserci: come i ripetuti malanni fisici, documentati dalle cronache. Fisici e anche fisiologici, considerati l'età dell'attaccante di Noicattaro. Che, magari, troverà un altro ingaggio: forse in D. A meno che le manovre del club della sua città non decidano di ridirottarsi verso di lui.

giovedì 22 novembre 2007

Brindisi, tutto da rifare

Una classifica scomoda, ma creduta diversa. Agitazioni sotterranee, passate (con Giugno, ex trainer) e - si dice - ancora presenti. Un mercato di riparazione ostico e incompleto. Contestazioni crescenti di un ambiente sfiduciato, all'operato e alle persone. Attacchi frontali, talvolta ignoti. Scarsa collaborazione degli imprenditori brindisini e, più in generale, della città: amministratori pubblici compresi. Problemi strutturali: il "Brin" è la stadio che conosciamo. Sono i punti su cui si fondano le dimissioni dei frateli Barretta, che hanno sin qui gestito il Brindisi. Dietro, intanto, si agitano gli errori di certe scelte e anche la rincorsa alle esigenze della tifoseria. Che sono, magari, legittime (il blasone è il blasone), ma anche fuorvianti. Perchè non consentino di programmare. Programmare veramente. Al di là delle dichiarazioni di convenienza. Dal caos esce una società senza guida. Che è, più o meno, la stessa storia che si sviluppa a Martina (il presidente Cassano, irritato, è dimisionario da ieri). Mentre a Taranto, venti di guerra diversi fanno ponderare Blasi. Di fatto, una fetta di Puglia vive la sua crisi. L'ennesima, puntuale. Ciclicamente, accade. E, ciclicamente, il calcio si ritrova azzerato. O quasi. Solo un caso?

mercoledì 21 novembre 2007

Se la retrocessione è individuale

La retrocessione fa paura. Ma non è unicamente una questione di classifica. Non retrocede, cioè, solo una squadra. Può retrocedere anche il singolo: e con lui un'ambizione, un sogno. A Bari succede che Strambelli e Fiorentino (due giovani saldamente ancorati all'elenco della prima squadra) siano stati dirottati con la formazione Primavera, seppur temporaneamente. E che abbiano declinato l'invito. La società non ha gradito. E Neppure Materazzi. Soluzione: Strambelli e Fiorentino sono fuori rosa. A tempo indeterminato, per il momento. A pagare un'idea (la serie B) ormai consolidata, un'ambizione forse sbrecciata. Dentro il rifiuto c'è, evidentemente, la consapevolezza (comprensibile) di imbattersi in un calo di tensione: tornare in Primavera è come compiere un passo indietro. Che non è mai gradito, a nessuno. Ma c'è pure l'insufficiente propensione a rimettere in discussione se stessi e, probabilmente, anche a sacrificarsi: un particolare che non aiuta a crescere, a migliorarsi. Anche questo è un segno dei tempi che cambiano. Anzi, che sono già cambiati.

martedì 20 novembre 2007

Il Barletta esibisce la forza

Il successo sdrucciolo ottenuto contro il Grottaglie, la settimana scorsa, e qualche esitazione denunciata in precedenza avevano seminato qualche ombra sul presente e sul futuro del Barletta, formazione attrezzata ma anche psicologicamente pressata, perchè condannata a vincere. Però, il team di Chiricallo ha voluto e saputo spazzare le ombre, in maniera inequivocabile, imponendosi (per punteggio e per gioco prodotto) a Pomigliano, sul campo di un avversario sin qui ostico per chiunque. Il Barletta, cioè, ha dettato i suoi ritmi, esibendo una prova di forza, della quale va preso doverosamente atto. Smentendo le apparenze, è giusto sottolinearlo. E viaggiando sulle intuizioni di Romano, il suo uomo più convincente del momento. Del quale si era persino ventilata la partenza, neppure troppi giorni fa. Partenza, va detto, prontamente smentita dalla società e dallo stesso giocatore. Romano e il Barletta, allora, ci sono ancora e rispondono, in maniera perentoria. Il torneo di D si fa sempre più interessante. E non solo per il black-out del calcio professionistico.

lunedì 19 novembre 2007

Fasano, il segnale chiaro della società

A Fasano il problema è serio. La squadra non si esprime e perde. Per la terza volta consecutiva in casa, se si include anche l'intermezzo di Coppa. Ma fanno fale, soprattutto, gli insuccessi del campionato sofferti contro il Matera e, sette giorni dopo, contro il Gragnano. Il problema è serio, ma ci piace la risposta della società. Pettinicchio, il coach, ha mantenuto la panca dopo lo stop dell'altra domenica (malgrado le voci di corridoio) e la mantiene anche adesso. Parla la comunicazione ufficiale inviata alle redazioni. Traducendo, significa credere nel progetto di partenza, nonostante sia ostacolato da distonie evidenti. E significa non credere alla bontà di un avvicendamento: che non è mai automaticamente felice. Chiaro, la posizione del trainer non può neppure considerarsi solidissima, per ovvie ragioni. E, per il momento, è puntellata dall'ammissione delle colpe da parte della squadra. Però, il segnale del club è abbastanza chiaro. Tuttavia, sappiamo tutti che il futuro della guida tecnica è indissolubilmente legato ai risultati del prossimo o dei prossimi due impegni. E, sulla strada, cìè anche l'Aversa.

La sentenza che mortifica il Taranto

Questa volta non c'è vittimismo gratuito. Questa volta il Taranto ha facoltà di sentirsi mortificato. La sentenza sportiva sui fatti di Atalanta-Milan (gara sospesa per incidenti, ma da ridisputarsi) non coincide con quella di Taranto-Massese (interrotta per cause analoghe, persa a tavolino dalla squadra di Cari). La nostra sensazione è che l'errore non sia nella prima decisione (del giudice sportivo della Lega di serie C), ma nella seconda (quella del giudice della Lega maggiore). Ma, al di là di questo, il conto non torna. E' vero: Atalanta-Milan, di fatto (da un punto di vista strettamente formale) è stata sospesa dall'esterno (per intervento della questura) e Taranto-Massese direttamente dall'arbitro. Il prodotto finale, invece, non cambia. Generando una sensazione: tutti pretendono regole precise, pochi intendono applicarle. Ma partorendo anche un altro pensiero: tifoseria e dirigenza del Taranto, unite nella mortificazione, hanno trovato un obiettivo comune e un nuovo avversario: la giustizia sportiva, appunto. Chissà che non serva a ricompattare l'ambiente. Del resto, i primi sintomi di avvicinamento delle parti si intravedono già.

domenica 18 novembre 2007

Lacarra spinge il Grottaglie

La vittoria larga del Grottaglie (cinque a uno) sul Lavello è la vittoria della pazienza, perchè costruita senza cadere nelle agitazioni, malgrado un approccio alla gara vagamente difettoso. Ed è una vittoria limpida, che tuttavia non ripara completamente ad un primo tempo in cui la squadra di Del Rosso è apparsa non eccessivamente stimolata, pigra e - forse - neppure troppo convinta. Aver sbloccato il risultato - a frazione iniziale di gioco praticamente esaurita - ha aiutato: innegabilmente. Così come ha aiutato l'arrendevolezza emersa alla distanza di un Lavello rinnovato e ancora appesantito (in alcuni uomini, anche fisicamente parlando). Sotto certe angolazioni, cioè, dal Grottaglie ci attendevamo di più: consapevoli che il concetto potrà essere considerato di controtendenza, anche in virtù del risultato finale. Ma abbiamo apprezzato, di contro, le doti di Lacarra, un ragazzone di vent'anni che possiede doti muscolari e anche realizzative. Uno che conosce la porta e fa reparto, che possiede grinta e carattere. Dopo la vittoria, questa è la migliore notizia della giornata.

La D gioca e attende il Bitonto

Si gioca, almeno in D e tra i dilettanti. Il blocco un po' populistico e anche bacchettone del calcio professionistico deciso dopo il tragico incidente di Arezzo e la morte del tifoso laziale non condiziona e non commuove il capo della Lega Interregionale Punghellini, che si conferma il miglior dirigente federale del noistro calcio. Quello più serio, il più intelligente, il più realista, il più coerente. La domenica pugliese, dunque, saluterà nuovamente il Bitonto capolista di quinta serie, rafforzatosi ulteriormente in sede di mercato supplementare, appena conclusosi. In attesa di ulteriori conferme, in quello che potrebbe rivelarsi il momento più delicato. La squadra di Zunico, che oltre tutto pratica il miglior gioco del torneo, proprio adesso potrebbe solidificare le proprie ambizioni, guadagnando qualche altro metro di vantaggio. Proprio in questa situazione, in cui il Barletta sta soffrendo più del previsto. Mentre l'Aversa, sottoposto a recenti lavori di miglioria, potrebbe avere necessità di qualche tempo per quadrarsi definitivamente, come siamo portati a credere. Sì, questa fase del campionato ci sembra abbastanza delicata. E il Bitonto è chiamato a rispondere.

giovedì 15 novembre 2007

Danni su danni

Trentamila euro di danni: è il costo commerciale dei fattacci di Taranto-Massese. Appena sufficienti a coprire le spese per i bagni (o quel che già rimaneva) divelti e per le infrastrutture danneggiate allo Iacovone. Che, ovviamente, vede ulteriormente decrescere il proprio livello di funzionalità. Non sappiamo quanta indignazione susciterà la natura di un problema in più da affrontare, in una città economicamente collassata. Immaginiamo sin d'ora, però, chi e cosa pretenderà - esercitando pressioni - tra qualche mese, a squalifica (dello "Iacovone") e a campionato finito, in attesa del prossimo. Quando la Lega di Serie C chiederà uno stadio efficiente. E garanzie.

martedì 13 novembre 2007

Questione di realismo

La follia dello Iacovone (Taranto-Massese sospesa per l'incocepibile protesta di una parte della tifoseria jonica) costa la sconfitta a tavolino (normale) e quattro turni di calcio a porte chiuse (punizione doverosa). La squadra di Cari, già zoppicante, comincia a soffrire la classifica. E tutto lascia pensare che cominci a intimorirsi del domani. Perchè l'ambiente è spaccato, il morale si affloscia, gli ostacoli si moltiplicano e perchè Blasi potrebbe ipotizzare provvedimenti drastici. Certo, il potenziale a disposizione del tecnico di Ciampino resta di sufficiente levatura, al di là delle distonie tecniche e tattiche sin qui registrate. E malgrado il campionato lasci le porte aperte a chiunque. Ma la realtà e il realismo dovrebbero consigliare il Taranto a guardare giù, verso la zona playout. E a modificare il vocabolo promozione in salvezza. E' difficile digerire la novità, ma ci sembra anche abbastanza ovvio provare a rimodellare la mentalità. Nel migliore dei casi, il Taranto - una volta ritrovato - potrà compattarsi, fortificarsi e rilanciarsi. Nel peggiore, potrà considerarsi psicologicamente preparato ad una seconda parte del torneo particolarmente spigolosa.

lunedì 12 novembre 2007

Quarant'anni al servizio del Brindisi

La novità incuriosisce e quasi intenerisce: Daniele Vantaggiato, brindisino, quarant'anni, artigliere di discreto passato in C2 e di ottima resa in D, cancella un anno di attività e si vincola con la squadra della sua città. Potrà servire, magari negli ultimi scampoli di un match o dell'altro, quando il risultato va ancora costruito. Ma la notizia lascia trasparire anche le difficoltà di una formazione, ora affidata a Silva, sopravvalutata in estate e, quindi, ridimensionata dalle scelte successive e anche dagli infortuni: dunque, numericamente dapauperata. E le difficoltà che si ritrova ad affrontare la dirigenza del Brindisi, impreparata (come un anno fa) alle intemperie di un torneo sempre arduo da scalare. E puntualmente pressata da una piazza che produce passione e, contestualmente, nuovi ostacoli. Il ritorno di Vantaggiato, poi, è la dimostrazione di quanto sia difficile un mercato di riparazione: anche per un club importante. E il segnale di una mancanza di tranquillità: quella che minaccia l'ennesimo nuovo corso impostato dalla società. Che, forse, dovrà cominciare a inseguire la chiarezza. Dentro se stessa, innanzi tutto.

domenica 11 novembre 2007

Sogni da aggiornare

Il Grottaglie, a Barletta, segna. Poi raddoppia e sogna. Per poco: perchè la maggiore qualità (e la fame) dell'avversario sovvertono la tendenza e ribaltano il risultato. Rilanciando la squadra di Chiricallo e punendo i pruriti di quella di Del Rosso. Che, probabilmente, non dispone ancora della forza (e della personalità) necessaria per puntare alla C2. O, se preferite, del materiale tecnico. Il pericolo, adesso, è che il Grottaglie possa lasciarsi irretire dalla fibrillazione: sarebbe delittuoso. Meglio, invece, continuare a lavorare in tranquillità e in profondità, per rifinire e migliorare il progetto, appena abbozzato. Ecco, il progetto: per abbellirlo c'è tempo. Tutto il campionato, questo. E quello prossimo.

Cose da Taranto

Cose da Taranto. La sospensione forzata del match contro la Massese è solo l'ultimo episodio del lungo romanzo in cui - da sempre - l'ambiente jonico riesce a professare con puntualità e folle lucidità la propria vocazione all'autolesionismo. La tensione che arriva da un'autostrada, da un autogrill (quello di Arezzo) e da una vicenda lontana di cronaca nera (la morte di un tifoso laziale) si riversa allo "Iacovone" e inasprisce i toni già esasperati del calcio sui due Mari. Ma, soprattutto, lancia un sospetto: che l'atteggiamento di una parte della tifoseria sia una risposta (o una controrisposta) a certe parole e a certi atteggiamenti del presidente Blasi, ormai concettualmente diviso da una fetta di città. Il sospetto è che i fatti di Arezzo siano solo un pretesto. E che la guerra già dichiarata tra la società e i supporters della curva sià già cruenta.

E Pitino saluta

A Sorrento il risultato non cambia: e il Martina colleziona un altro insuccesso. Anche se la prestazione non è affatto infame. La novità più succosa, però, arriva dopo il match: Marcello Pitino, scoraggiato dall'esito dell'ultima tappa del campionato, rimette il mandato di direttore sportivo e saluta. Diranno: era complessivamente previsto. Se non altro, Pitino raccoglie il senso della realtà, ovvero l'ostilità dell'ambiente nei suoi confronti. E il resto lo fa la società, accogliendo le dimissioni. E, probabilmente, celando un accordo sottoscritto dalle parti: un accordo utile a rasserenare l'ambiente. Ecco, è proprio queesto il punto: consideriamo gli ultimissimi accadimenti come un atto di buona volontà compiuto dal club: la volontà di riavvicinarsi alla gente, ingrediente necessario per migliorare i destini della squadra di Camplone.

Il Fasano non decolla. Anzi, cade

Giacomo Pettinicchio è un amico e, magari, non ce ne vorrà. Ma il Fasano che guida dalla panca - va detto - non decolla ancora. Cioè, continua a non evolversi sotto il profilo del calcio prodotto. Denunciando, contro il Matera, difetti di continuità, insufficiente (eufemismo) circolazione della palla sulle corsie laterali e scarso impatto in fase di possesso. L'assetto difensivo, poi, si allarma facilmente. Non solo: Condò, l'ultimo acquisto, non è ancora inserito nel cuore della manovra: ed è pure normale. Ma, mancando Rufini (squalificato), il problema globale si amplia. Motivando il pericolante team lucano, che lentamente riesce ad organizzarsi e a dotarsi di personalità: fino a lasciare il "Curlo" con due gol all'attivo. Pettinicchio, intanto, rischia l'impiego e si parla di Dino Orlando al suo posto.

Quando il punto non basta

Cinque partite senza soffrire la sconfitta possono fuorviare e non allontanano i timori. Perchè cinque pareggi consecutivi non costruiscono una classifica sicura e impermeabile all'involuzione cronica. Il risultato positivo affrancato alla Spezia, cioè, può allontanare il malumore, senza debellarlo. E il Bari deve rendersene conto. E Materazzi, il suo nocchiero, probabilmente si è accolato la sensazione, lasciando trasparire in panchina un evidente nervosismo. Anche per l'evoluzione del match, che avrebbe potuto consegnare alla sua squadra qualcosa di più. Uno dei problemi, intanto, è confermato: Gillet e soci faticano a gestire il vantaggio accumulato, nel caso specifico con Santoruvo. Emerge nuovamente la carenza di personalità, certificata da ormai diverse circostanze. Che il Bari sembra destinato a trasportarsi sino alla fine del torneo. La personalità si possiede oppure no. E non si compra: neanche nel calciomercato di riparazione che si avvicina.

mercoledì 7 novembre 2007

Ma Cassano va compreso

Contrordine: Enzo Nucifora scarta l'ipotesi-Martina e preferisce San Benedetto del Tronto. E il patron del club della Valle d'Itria annuncia l'imminente disimpegno. Non sappiamo quanto la prima notizia (questa sì ufficiale) dipenda dalla seconda. Ma capiamo quanto le parole (la contestazione) possano far male. Soprattutto se - ed è il caso del Martina - la realtà economica è limitata e, dunque, vincolante (la C1, da queste parti, va invece tutelata e considerata gratificante, anche soffrendo). Quattro campionati (gli ultimi) difficili non dovrebbero offuscare e fuorviare la tifoseria, che avrebbe piuttosto dovuto abituarsi a convivere con la sofferenza, elemento proprio della quotidianità delle società che vogliono galleggiare a ridosso del calcio dei grandi. Chiaro, gli errori e le esitazioni dirigenziali, distribuiti negli ultimi tempi, emergono e non vanno sottaciuti. Ma le parole avventate del popolo si pagano sempre: soprattutto se il denaro (da spendere) è altrui. La terza serie, per Martina, resta un lusso: ricordiamolo. E, quindi, Cassano va compreso. Le possibilità per rimediare (o mediare) ci sono ancora, però. Prendere o lasciare. Perchè dietro le poche certezze potrebbe esserci il vuoto.

martedì 6 novembre 2007

Questione di tempi. Tecnici

La notizia non è ufficiale (mentre scriviamo, almeno), ma abbastanza ufficiosa. Nucifora torna a Martina per avvicendare Marcello Pitino, direttore sportivo inviso alla piazza e, dopo l'allontanamento di coach Pellegrino, anche discretamente emarginato all'interno dello stesso club. La decisione è maturata nel tempo, ma fiorita in ritardo. Evidentemente, l'operazione richiedeva determinati tempi tecnici. Perchè, cambiando i nomi, lo sponsor (di Pitino e di Nucifora) non cambia. Niente di strano, però: questo, gente, è il calcio.

lunedì 5 novembre 2007

Nessuno guarda il Liberty

Angelo Terracenere, coach del Liberty Bari -campionato di Eccellenza pugliese - , si lamenta ancora. Il pubblico evita l'immenso stadio "Della Vittoria" e non offre il proprio sostegno a quella che, di fatto, è la seconda squadra della città. Una città che sembra aver dimenticato anche la prima realtà. Si lamenta Terracenere (ne ha facoltà) e si lamenta il club: da tempo, ormai. Ma la storia dice che le seconde realtà cittadine, da sempre e ovunque, non possono contare sull'affetto della gente. A Bari, poi, il riscontro non è una novità: il Liberty esisteva anche in passato, prima della ricostituzione. E insegnano anche le esperienze del Victoria, trasferitosi presto a Locorotondo, e del San Paolo, emigrato poi ad Altamura. E, allora, perchè risentirsi? Chi ha abbozzato il progetto, sapeva a cosa andava incontro. O avrebbe dovuto prevederlo. Il sospetto, perciò, è che il cattivo umore sorga per giustificare (almeno parzialmente) il cammino in campionato, sin qui incerto. Un campionato nel quale il Liberty avrebbe dovuto occupare una posizione di prestigio, lottando per il salto di categoria.

domenica 4 novembre 2007

Ma il sistema non c'entra

Il Taranto che pareggia a Potenza fortifica una sensazione già adulta: al di là dei torti e delle ragioni, della guida tecnica e dei disagi societari, questo collettivo sembra destinato ad un campionato anonimo. Malgrado qualche buona individualità, continua a mancare una proposta di gioco. E poi le tensioni interne allo spogliatoio non aiutano. Come non aiuta il clima di ostile austerity inaugurato dalla società, arroccata sulle proprie convinzioni e poco disposta a rivedere i propri concetti, talvolta discutibili (e discussi). Atteggiamento, peraltro, normale: basti leggere nomi e cognomi dell'organigramma del club di via Umbria, per capirlo. Tensioni che non evaporano e che, di fronte ad una glasnost sempre più precaria (provate a osservare i tesserati del Taranto davanti a microfoni e telecamere: inibiti e quasi terrorizzati di comunicare), possono solo alimentarsi. Il Taranto arranca, ma il suo presidente critica il sistema. Dimenticando una serena autocritica, vietata anche al suo entourage. Che, invece, potrebbe servire. All'ambiente, al Taranto e anche a Blasi.

Segnali di progresso

E' vero, il Martina perde. Ancora, a domicilio, di fronte alla Salernitana, meno effervescente del previsto, ma solida. E pronta a sottolineare la differenza di cifra tecnica e di esperienza che, di fatto, costruiscono il risultato finale (0-2, un gol per tempo). Ma la squadra affidata recentemente a Camplone non è inguardabile come in altre occasioni. E la sconfitta non è disonorevole: questa volta no. Anzi, il Martina evidenzia progressi, sotto il profilo del calcio prodotto e della personalità. Vestendosi con una mentalità più costruttiva, prendendo iniziativa. E attaccando anche con cinque uomini: particolare, nel passato recente, sconosciuto. La prima punta (in questo caso Guariniello) non resta isolata e può dialogare. Certo, questo può non bastare e, infatti, non basta. Ma è utile pensare che, da qui, si possa ripartire.

venerdì 2 novembre 2007

Quelle strane occasioni

Nel gran mare della confusione, emerge in casa Taranto Sport un'altra storia di povera umanità. Accade quando la società di Blasi arriva a detestare (puntualmente contraccambiata) l'azienda televisiva con la quale, sin qui, ha spartito progetti e marketing. L'azienda (esclusivista) di antico riferimento, un riferimento ormai affondato nel lago melmoso delle logiche di convenienza. Ma tant'è: problemi loro. Il fatto nuovo è che l'azienda televisiva, anche giustamente, replica agli affronti. Perchè di affronti si tratta, effettivamente. Come il boicottaggio nei confonti delle troupe televisive, prima del match tra la squadra di Cari e la Juve Stabia. Dimenticando, però, il passato: quando quell'azienda televisiva era al potere e la stampa di controtendenza si ritrovava privata di elementari diritti giornalistici. Osteggiati anche e soprattutto da chi, all'azienda televisiva di riferimento, forniva quotidianamente basi logistiche sicure. E che oggi, con un'altra società, anni dopo, è dall'altra parte della barricata: pronto a tradire le vecchie amicizie. E a disconoscere l'azienda televisiva. Tutto gira, evidentemente. E, pensandoci bene, nulla cambia. L'ambiente calcistico, sui due Mari, sa farsi male (e anche bene) da solo. Come sempre.