giovedì 31 luglio 2008

Taranto, piovono comunicati stampa

Piovono i comunicati stampa. E il Taranto interviene. Sulla cointroinformazione, di cui si sente bersaglio e vittima. Passi pure che si arrampichi sull'infinita querelle ingaggiata con un'emittente televisiva locale: l'oggetto del contendere (antico) possiede natura commerciale e si è solo trasferito al calcio. E, se il problema è squisitamente privato, alla gente interessa marginalmente: che se ne occupino gli avvocati, allora. Ma parlare di aggressioni fisiche inventate artatamente per impalcare un complotto contro il club e il suo presidente ci sembra eccessivo. Conosciamo Fulvio Paglialunga, che è giornalista e persona seria. E, oltre tutto, innamorato del Taranto. Quindi, non crediamo all'ipotesi. Sarebbe bello poter tornare a parlare di calcio. Di calcio giocato. E, invece, ci tocca quasi quotidianamente occuparci di altro. E sarebbe bello chiudere l'oscura vicenda Taranto Sport-Paglialunga il più presto possibile. E, invece, ci tocca sentire di tutto e di più. Proprio vero: sui due Mari farsi del male è un'esigenzia irrinunciabile. E non c'è più freno.

mercoledì 30 luglio 2008

Bitonto, cambia tutto

Dodici mesi importanti. E poi, di nuovo, alla ricerca della sopravvivenza. Gli orizzonti del Bitonto si restringono. Devono restringersi. La squadra che per due terzi dell'ultimo torneo ha annusato la C2 non c'è più. Smantellata. E quella che sta nascendo è già affidata ad un vecchio amico, il siciliano Ruisi. E a tanti nomi indigeni: uno su tutti, Antonio Pizzulli. Unica manifestazione d'intenti del club è la salvezza. Sola e semplice. Il progetto inaugurato un anno addietro, evidentemente, non possedeva lunga vita. E la delusione cocente per una promozione sfumata troppo presto ha determinato il resto. Così va il calcio, anche da queste parti. Ma è già qualcosa. Altrove, è accaduto di peggio. E poi, di questi tempi, è sufficiente esistere. E l'importante è resistere. Possiamo rallegrarcene, persino.

martedì 29 luglio 2008

L'estate calda del Manfredonia

Dalla grande apprensione alla grande speranza. Da un futuro incerto (l'estinzione del club è scongiurata) alla prospettiva di un ripescaggio riparatore. Certo, però, che l'estate del Manfredonia è satura di atmosfere dense. E, in attesa di riacclimatarsi al campo e alle sue problematiche, è utile confidare nelle disgrazie altrui e augurarsi persino un pronto ritorno in C2. Senza neppure giocare. Intendiamoci: nella promozione a tavolino ci crediamo assai poco. Cioè, non ci fidiamo delle tenui apparenze. E, comunque, occorrerà attendere ancora giorni lunghi, per saperme di più. Il consiglio, allora, è quello di concentrarsi sul prossimo torneo di quarta serie: che, se non altro, è sicuro. Per il quale la squadra consegnata a D'Arrigo non possiede tuttora una struttura ben delineata. Proprio perchè l'attesa di una buona notizia dal Palazzo blocca la definizione della campagna di rafforzamento: la C2 è una cosa, il campionato superiore un'altra. Ed è proprio questo il problema: il Manfredonia, così com'è, rischia di trovarsi impreparato alla prossima competizione, qualunque essa sia. Anche se le vie del calciomercato sono infinite. E una soluzione a tutto, prima o poi, si trova, operando con intelligenza e furbizia

lunedì 28 luglio 2008

Salgado, si faccia presto

Salgado si, Salgado no, Salgado forse. La verità è che il cileno del Foggia non vuole prolungare la propria esperienza in Capitanata. E non lavora affatto per nasconderlo. La gente che tifa dovrà farsene una ragione. Anche se l'apporto di un elemento di qualità è sempre gradito. E alla squadra di Novelli avrebbe consegnato maggior sostanza. Meglio, però, un sostituto contento che un Salgado moralmente ammaccato. O, peggio, poco motivato. Il punto è questo. La società, peraltro, questo lo ha capito. E sta valutando le proposte. Ora, però, sarebbe anche opportuno che il trasferimento avvenisse presto. Per non parlarne più. E per prepararsi alla riapertura dei giochi, ormai prossima. Senza alcun assillo. E' la soluzione più salutare.

sabato 26 luglio 2008

Taranto, pessimo esordio

Prima l'incidente (eufemismo) con un operatore televisivo dall'altra parte della barricata, privato della cassetta di registrazione del primo match amichevole della nuova squadra targata Dellisanti. E, il giorno dopo, l'aggressione vile ad un professionista serio (Fulvio Paglialunga, del Corriere del Giorno): colpevole di aver espresso solidarietà all'emittente sulle colonne del proprio giornale. La Taranto Sport non brilla per tollerenza. Nè per senso civico. Il suo presidente, poi, sembra un uomo sull'orlo di una crisi di nervi. Perchè autore materiale dell'aggressione. Che va, ovviamente, condannata. Senza se e senza ma. E, se non si tratta di nervi, il problema è più complesso. Perchè Blasi - il presidente, appunto - è sempre più ostaggio della propria presunzione di onnipotenza. Che, come abbiamo già sottolineato, lo sta velocemente distanziando dalla realtà e dalla città. Il gesto è grave e anche pretestuoso. E infanga il nome del club. La cui stagione comincia male. Malissimo. Domanda: ma dove vuole ammarare il Taranto? Sembra di essere tornati indietro nel tempo: a una decina di anni fa o poco più. Quando si delineavano le stesse situazioni, sempre a danno di alcuni rappresentanti dell'informazione. Non allineati, si intende. Cambiano i nomi, ma non la storia grama. E poi: la guerra totale di Blasi può effettivamente produrre benefici? Non ci scommeteremmo. Intanto, l'imprenditore manduriano sta esaurendo anche l'ultimo fondo di credito. Questa è la verità.

giovedì 24 luglio 2008

Grottaglie, l'esperienza consiglia

Via Chiesa (al Brindisi). Ed ecco Piperissa, che rientra dopo un anno vissuto con pochi Bagliori a Barletta. Parte Lacarra (verso Monopoli). E arriva Triuzzi, artigliere ancora giovane che deve tornare a mostrarsi: provando a sconfiggere chi non crede più nel ragazzo di Taranto, emigrato per perdersi in Abruzzo. Fuori Marchi (al Casarano). E dentro Latartara, centrale di sostanza, ma anche discreta qualità: uno che, in questa categoria, è un big e che la serie D l'ha già vinta. Cinque volte. Il Grottaglie rimedia prontamente agli sgambetti subiti in sede di calciomercato e guarda avanti con il tecnico che l'ha già guidato sino a maggio, Del Rosso. Che è garanzia di serietà. Guarda avanti, cioè industriandosi a completare un altro buon campionato. Perchè di più, anche questa volta, non si può. Come - giudiziosamente - ammette il diesse Borsci, uno che non si inventa niente: «Non è il caso di illudere i tifosi, nel girone ci sono squadre più attrezzate di noi». La partenza (o la ripartenza) è sensata. E ripara certe dichiarazioni un po' superficiali rilasciate (non da Borsci, ma dal vertice societario) un anno fa o poco meno. L'esperienza consiglia.

mercoledì 23 luglio 2008

Il Casarano, dodici mesi dopo

Erano allarmati, pochi giorni addietro, Pitta e Rutigliano: il campionato di Eccellenza pugliese si sta abbandonando al (facile?) consumismo. Il numero uno del Lucera e il poresidente del Corato, adesso, si sentiranno ancor più minacciati: basta osservare il mercato del Casarano. Che, si dice, potrebbe essere anche ammesso al prossimo torneo di D: ma, intanto, è parte integrante della premier league regionale che verrà. Vediamo i nomi appena acquisiti: Sanguinetti, straniero passato per la C2 di Chieti e Valdisangro, ad esempio. Oppure, Calabro, che ha da poco salutato la Pistoiese (C1). Oppure, ancora, l'argentino Ruben Marchi, uno che ha mercato in D e che si è svincolato dal Grottaglie per l'irrinunciabilità della proposta ricevuta dal Salento. E qui ci fermiamo: del resto, ciascuno fa quel che può. O che si sente di fare. Come Paride De Masi, plenipotenziario del Casarano. Il problema, piuttosto, ci sembra squisitamente tecnico: se, infatti, il ripescaggio non dovesse concretizzarsi, il nuovo allenatore Bianchetti (professionista di antica militanza alla prima esperienza assoluta in questa realtà) si ritroverebbe un organico in parte sproporzionato per la stagione da affrontare. Anche se il programma prevederebbe l'assalto incondizionato alla promozione. Noi, intanto, ricordiamo le cifre utilizzate e gli acquisti operati dal Casarano esattamente dodici mesi fa. E ricordiamo anche il verdetto del campo: sconfitta in finale playoff. In coda ad un'epurazione sostanziosa. Domanda: siamo certi che la sovralimentazione del quoziente di qualità serva, in Eccellenza? Sicuri che è possibile rinunciare ad un organico di categoria? Azzardiamo una risposta: no. Altra domanda: bastano tre acquisti di rango per destabilizzare un collettivo? Altra risposta: forse no. Purchè si integrino nella squadra e si calino nella realtà del campionato. E purchè rimangano tre. L'appetito, però, può forzare la volontà. E il rischio di ricadere nel fosso esiste. E come.

martedì 22 luglio 2008

Ora tocca al Brindisi

Tempo di ritiro. Domani comincia la nuova avventura del Brindisi. Quella che si condenserà in un campionato dove società e squadra non potranno nascondersi. Un campionato che non può non diventare importante. La famiglia Barretta, oggettivamente, ha allestitto un organico robusto. Sono rimasti gli stranieri e gli indigeni (Kettlun, Bahia, Corazzini, Fiore e altri ancora) che costituivano l’ossatura dell’organico. Sono arrivati puntelli di qualità (gli ultimi, in ordine di tempo, sono galetti, chiesa, Lorusso e Taurino). Sono stati aggregati under che garantiscono una serena amministrazione della stagione. Il collettivo possiede qualità e quantità. Ed è un collettivo di categoria superiore: con l’incalcolabile vantaggio di poggiarsi su diversi elementi che, ormai, conoscono bene la D. Traducendo, quest’anno è vietato sbagliare. E diciamo anche che i gestori del club, a questo punto, non accetteranno cattivi riscontri. Mai e poi mai. Coach Silva dispone di quanto serviva: adesso, toccherà a lui trovare schemi e soluzioni idonee, automatismi efficaci. Soprattutto a lui. E alla focosa piazza brindisina: che dovrà prevedere, comprendere e perdonare gli incidenti di percorso e, magari, qualche esitazione. Quelle, ci stanno sempre: tranquilli, arriveranno. L’antidoto migliore, allora, sarà intuire e amministrare il momento, abbattere gli istinti di disfattismo. Facilitare il cammino di una squadra che avvertirà pressioni infinite, sempre e comunque. La battaglia sta cominciando.

lunedì 21 luglio 2008

State calmi, se potete

Prevenire è meglio che curare. E prevenire significa anche non sbilanciarsi. Proprio mentre tutti si lasciano un po' trasportare. Antonio Conte distribuisce segnali chiari. E pensieri realistici. «Sta nascendo un Bari arrabbiato». E la promozione non è un imperativo. Anzi, non è una concessione automatica del destino. Ovvero, che non si pensi ad un campionato già conquistato. Raffreddare gli entusiasmi non fa male. E se ne sentiva l'esigenza. Mai promettere quello che non si è sicuri di poter realizzare. Mai volare troppo con la fantasia. Che, nel calcio, paga pochissimo. Il coach sa come funziona. Dovrebbe saperlo anche l'ambiente, ormai.

venerdì 18 luglio 2008

Lettera aperta senza speranze

Gianni Pitta è persona di buon senso e dirigente intelligente. E, in questi giorni, ha diffuso una lettera aperta a beneficio di chi vuole e può intendere, che merita riflessioni attente. Qualche società, si dice, avrebbe avvicinato uno o più tesserati della squadra che il presidente dirige (il Lucera, campionato di Eccellenza), prospettando guadagni più che interessanti altrove. E Pitta, al di là del fastidio procurato, si è affrettato ad ammonire i suoi colleghi. Così, scrive, non si va avanti. Perchè il calcio, anche a questi livelli, rischia di entrare in un vortice assai periglioso, da cui non si esce più. Dove la rincorsa alle cifre folli finirà per inghiottire chi le pratica. Tutto vero. E condivisibile. Anche dal numero uno del Corato, Luciano Rutigliano, che si è immediatamente associato. Problema: anche questo è un prezzo da pagare al professionismo. Che, di fatto, esiste pure tra i dilettanti. E non da adesso. Sottolineare le distonie del sistema, ovvio, è sempre lecito e giusto. Ma, a questo punto, lamentarsi ci sembra sufficientemente inutile. Perchè, ormai, è tardi. E perchè il professionismo si è impadronito di queste categiorie da almeno vent'anni. Nessuno dica che non lo sapeva. E nessuno speri troppo che si possa tornare indietro.

giovedì 17 luglio 2008

Martina, quello che resta

Senza C2. Senza un domani sostenibile: fosse pure da ridisegnare, da reinventare. E senza serie D, anfratto di salvataggio in cui qualcuno (troppo ottimisticamente) sperava ancora di poter riparare: magari, nell'ultimo giorno utile. Anzi, senza neppure l'Eccellenza o la Promozione. Il Martina perde tutti gli autobus. Riconsegnando le speranze all'evoluzione di un progetto che porterà una piccola realtà di Terza Categoria (la Gioventù di Nicola Basta) ad affrontare le insidie del torneo di Prima Categoria, ottunto per i benefici di una fusione. Oggettivamente poco: per il peso specifico che il calcio, in Valle d'Itria, aveva recentemente raggiunto. E per la storia del club suicidatosi ufficialmente in un pomeriggio di fine giugno. Oggettivamente molto: per l'insufficiente perizia - di tutti - nel governare il periodo più doloroso e buio, quello dell'azzeramento del vecchio blasone. E per la gestazione mancata della resurrezione, la più indolore possibile. Nel momento storico in cui la città si è fatta trovare impreparata: malgrado l'eutanasia annunciata a gennaio.

martedì 15 luglio 2008

Foggia, quando il passato è pericoloso

Il Foggia giovane di Novelli insegue una sua dimensione, un'identità propria. Covando l'intenzione di ritagliarsi un ruolo da outsider. Con il buon umore di chi è convinto della bontà delle proprie idee. Il prossimo campionato di C1 si presenta difficile come sempre, ma l'ambiente non sembra preoccuparsene eccessivamente. E le ambizioni resistono al restringimento delle potenzialità economiche. O, almeno, dei preventivi di gestione tracciati dal club. Dunque, c'è fermento autentico, malgrado le premesse: meglio così. Anzi, sempre più spesso vengono scomodati il nome e il ricordo di Zeman e del suo collettivo frizzante e vincente. Che costituiscono un precedente intrigante e anche piuttosto ingombrante. Il paragone (tra la squadra che fu e quella che verrà) sarà anche mediaticamente goloso, nonchè stimolante per la gente di Novelli e per la piazza tutta. Però, allo stesso tempo, rischia di diventare anche pericoloso, perchè il ricordo potrebbe ingabbiare, condizionare, fuorviare. Forzare la storia non conviene. E dotarsi di troppe illusioni neppure. Vivere il presente, cercando di trarne il meglio, e viaggiare a fari spenti: questa è la strada. E la scaramanzia non c'entra: la squadra di Zeman è una pagina già sfogliata e questo campionato un capitolo nuovo. Novelli concorderà: l'euforia può disturbare, talvolta.

lunedì 14 luglio 2008

Bari, felice tra la folla

Anche Barreto. Perinetti si assicura le qualità dell'artigliere brasiliano passato per Udine e Treviso e il Bari rifinisce le sue operazioni di rafforzamento. Rafforzamento giovane (arrivano Volpato, Bianco, Siligardi, Maniero, Bonvissuto, Caputo e altri ancora), ma anche impregnato di esperienza (De Vezze, Parisi, lo stesso Rivas, Bonomi: quattro nomi su tutti), che assicura l'alchimia gradita a Conte, coach abituato a riferire quello che pensa. Ed evidentemente rimasto soddisfatto dal mercato. La squadra, dunque, è praticamente disegnata: magari suscettibile di qualche movimento di assestamento, a lavori in corso, ma già definita. E già presentata alla folla di una piazza Prefettura esuberante di entusiasmo e fiducia. Ecco: ultimamente, il Bari aveva smarrito il piacere di happening così emotivamente coinvolgenti. Di più: aveva perso il gusto di immergersi tra la gente. E di sorridere. L'aria è diversa, dicevamo qualche tempo fa. E il vento nuovo soffia ancora. Trasportando il primo risultato tangibile: la guerra tra la tifoseria e il gruppo Matarrese è ormai dietro il sipario. E il palcoscenico promette una commedia migliore.

sabato 12 luglio 2008

Fasano, la vittoria del tifo. E di Di Bari

Anche (persino, diremmo) il Fasano può ripartire. Scrollandosi le fatiche, le ruggini e le incertezze di giugno. Adesso, c'è un nuovo presidente: ufficializzato. C'è un nuovo organigramma societario. C'è anche un nuovo tecnico, Enzo Maiuri, milanese adottato dalla Puglia. E, infine, c'è la figura antica di leo Vinci, direttore sportivo ripescato in luogo di D'Amico, opertaore di mercato già designato e castigato dalla polemica piccante che ha recentemente coinvolto i nomi di Pisano e Rufini, uomini-squadra licenziati e poi riacquisiti sotto la spinta della volontà popolare. Proprio così: questa volta, ha vinto la piazza, che aveva criticato ferocemente D'Amico: uno che era e resta - vale chiarirlo - dirigente attento. E ha vinto anche Lello Di Bari, che di Rufini e Pisano aveva ereditato la difesa. Di Bari, sindaco e presidente uscente: ma. evidentemente, ancora depositario di appeal e di un potere contrattuale niente male. Potere amplificato, in prospettiva futura: anche e soprattutto dagli sviluppi di quella che, per la gente che tifa Fasano, è una battaglia vinta.

venerdì 11 luglio 2008

Lo svincolo indigeribile di Hernan Chiesa

Adrián Hernan Chiesa è un professionista argentino che, da tempo, ha scelto l'Italia. Dove ha trovato zolle per il suo talento di trequartista che vede la porta e anche ingaggi onorevoli: a Grottaglie, per la precisione. Chiesa, oggi, ha ventott'anni e i regolamenti federali gli consentono di potersi svincolare e di accasarsi altrove, dove ritiene più vantaggioso e opportuno prestare le proprie qualità. Il ragazzo, così, ha scelto Brindisi: piazza di maggior prestigio e di ambizioni più alte. Che, ovviamente, garantisce anche migliori introiti. Tutto normale, dunque. Evidentemente, però, il presidente del Grottaglie (Ciracì: a proposito, rientrato dopo un periodo breve di vacanza volontaria) non si è troppo rallegrato della scelta. Dettando ad un quotidiano locale più o meno così: «La partenza di Chiesa non ci dispiace: del resto, nell'ultimo torneo aveva offerto meno di quanto ci attendessimo. Dovevamo solo decidere se tenerlo ancora o cederlo». Comprendiamo una certa delusione. E l'esigenza di spiegare all'ambiente grottagliese quello che va spiegato raccontando solo la verità. Ma non raccogliamo: innanzi tutto perchè Chiesa, al Grottaglie, ha sempre dato abbastanza. Cioè, quanto ci si attendeva: partita più, partita meno. Anche ultimamente. Esattamente, cioè, quello che pensa la tifoseria e, più in generale, l'opinione pubblica. Ed è quello che pensa, probabilmente, il club e anche Ciracì, indispettito e piccato per un affronto che affronto, in realtà, non è. Tanto da spendere parole che avrebbe potuto risparmiare: salvaguardando la forma. Lo avremmo preferito.

mercoledì 9 luglio 2008

Dellisanti, operazione testardaggine

Franco Dellisanti è tecnico intelligente e persona garbata. Che fa calcio tentando di giocarlo, sempre e comunque. Senza fondamentalismi, oltre tutto. Che si preoccupa poco dell'avversario e molto della propria squadra: quella, cioè, che deve sapere cosa fare, in qualsiasi frangente. Ma Franco Dellisanti è un vecchio ragazzo emotivo. Un trainer che non digerisce facilmente le pressioni dell'ambiente. E che riesce a gestire con difficoltà le sue stesse emozioni. Rende (e rende parecchio) in piazze tranquille, che gli garantiscono di cullare senza fretta il suo progetto tattico. Che non asfissiano. E rimpiange certe scelte del passato (Catanzaro, Fasano, Nocera, Taranto, Potenza, Andria): anche se non lo ammetterà mai. La scelta di ritornare sulla panchina del Taranto, proprio per questo, appare un po' ardita (e i propositi di rivincita, se ci sono, c'entrano davvero poco). Perchè Taranto, per Dellisanti, significa pressioni maggiorate. Le pressioni di una città così visceralmente legata al calcio cittadino e le pressioni che si abbattono su un tarantino (quale Dellisanti è) alla guida del Taranto. Che ritrova il club preferito nel mezzo di una situazione di oggettiva bassa pressione. Non come quella incontrata in precedenza, sotto la gestione-Pieroni, ma comunque evidente. Se non altro, dal punto di vista - diciamo così - ambientale. Ma Franco Dellisanti è un uomo testardo: e questa testardaggine l'ha già pagata, più volte. A prezzi d'inflazione. Il nuovo coach della squadra dei due Mari, allora, merita almeno gli auguri sinceri. E la società di Blasi, questa volta, merita l'encomio. Il primo passo della lenta ripartenza sembra corretto. Il nuovo Taranto, si dice, sarà tecnicamente più povero: ma con Dellisanti, magari, si sforzerà di essere anche abbastanza bello. Nei limiti del possibile. Come, tra le righe, la conferenza stampa allestita illogicamente per la sola testata di riferimento della proprietà ha voluto chiarire. La stampa cittadina si accontenti di questo, per ora.

martedì 8 luglio 2008

Tempi duri. Anche per Sensibile

Sono tempi duri. Anche per gli uomini d'esperienza. Aldo Sensibile, direttore sportivo di carisma e prestigio appena chiamato dal Brindisi per ricostruire emozioni e ambizioni, si è già accomiatato dal club adriatico. Divergenze d'opinioni non meglio specificate: il sodalizio con i Barretta si spezza definitivamente, dopo qualche giorno di freddezza reciproca. Non è un buon segnale, a stagione avviata da poco. Ma, almeno, è positivo che gli attriti siano emersi subito: meglio adesso che dopo. Perchè il progetto deve avanzare: al di là dei singoli interpreti.

lunedì 7 luglio 2008

Francavilla, quello che serve

Il Francavilla prepara la serie D ritrovata. E si rinnova. Modificando qua e là. Ingaggiando Visciglia, punta ormai navigata. E poi Anglani, difensore sempre affidabile, oppure Falanga, uno dal passato persino discreto. Oppure Novelli, giovane rampante. Acquisendo i cartellini di Laghezza e Travaglioni e, forse, anche quelli di pisano e Rufini, liberati dal Fasano: vedremo. Tutta gente di categoria. Tutta gente che garantisce efficacia. Più dei nomi di prestigio. Tutta gente che serve. E che può solidificare le fondamenta della squadra riaffidata alle cure di Francioso. Che, peraltro, si è preoccupato di non stravolgere lo scacchiere, saggiamente. Esattamente quello che andava fatto.

sabato 5 luglio 2008

Taranto, trasloco inopportuno

Confessiamo: siamo un po' romantici. Calcisticamente, almeno. E crediamo nel calcio di sempre: e alle sue regole. Soprattutto a quelle non scritte. Siamo un po' tradizionali. Un po' retrò. Disturbo grave, di questi tempi. Ma ci piace mantenerci a distanza da certe logiche un po' affaristiche ed ecomomicamente corrette. L'ultima novità che gravita attorno all'universo sempre indefinibile del Taranto, pur non sconvolgendoci, non ci coinvolge. Intristendo alquanto, immaginiamo, la tifoseria: comprensibilmente. Il club jonico, da qualche tempo, non possiede più le chiavi degli uffici sociali (e, dunque, anche di rappresentanza) di via Umbria. E ha già materialmente traslocato. Il presidente Blasi, intanto, avrebbe accarezzato l'intenzione di trasferire la sede operativa a Manduria, all'interno della propria azienda. Risoluzione che arrecherebbe il vantaggio del risparmio dei costi di fitto, evidentemente. E che ufficializzerebbe nuovamente un certo rancore covato dal maggior azionista. La sede sociale, tuttavia, è la casa del club, così come lo stadio in cui opera la squadra. Non è un simbolo, ma è come se lo fosse, nell'immaginario collettivo. E, essenzialmente, è un punto di riferimento: per i tesserati e la gente che tifa. Diranno: è un problema di forma. Aggiungiamo: è anche un problema di sostanza. Che si amplierà, ad esempio, quando occorrerà sottoscrivere l'abbonamento. Anche se, tecnicamente, può essere acquistato in qualsiasi agenzia di servizi. Al di là di tutto, però, trasferire la casa del Taranto a Manduria non ci sembra un'idea brillantissima. Se non altro, perchè questa soluzione potrebbe contribuire a dilatare la distanza emotiva, già marcata, tra la città e Blasi. E perchè oggi il Taranto necessita di sicurezza, certezze. E non di nuove frizioni. Ci pensi, Blasi. O ci ripensi.

venerdì 4 luglio 2008

Manfredonia, forse basta un gesto

Qualcuno, a Manfredonia, si muove. E qualcuno, finalmente, parla. Assicurando il futuro del club. Anzi, anche la formalizzazione della richiesta di ripescaggio in C1. Attendevamo un segnale, è arrivato. Anche se le semplici intenzioni non bastano. Sembra pure che Pavone resterà dietro la scrivania del club: evidentemente, le linee programmatiche già tracciate possiedono la consacrazione della continuità. E’ già qualcosa. Certo: non sappiamo con quali ambizioni la squadra ritroverà il torneo di quarta serie. Né il nome del tecnico a cui verrà affidata. Anzi, non conosciamo neppure il prossimo futuro del presidente Riccardi, ancora in bilico tra la decisione di mantenere la poltrona e la tentazione di defilarsi. La percezione della ritrovata mobilità scaccia almeno qualche cattivo pensiero: ma la razionalizzazione del profilo societario è una strada obbligata, che il calcio di Manfredonia non può permettersi di evitare. Soprattutto ora, dopo la grande delusione. Il pallone, solitamente, premia chi guarda avanti, oltre. Anche se la fatica e l’infelicità offuscano la vista. Riccardi, allora, decida. E decida in fretta. E, se possibile, la città dimostri tangibilmente la propria gratitudine sincera per quanto costruito sin qui dalla sua gestione. Venendogli incontro: probabilmente, il gesto potrebbe valere più di quanto si possa legittimamente pensare. Se Riccardi è combattuto, significa che non ha ancora deciso. E decidere la soluzione migliore, oggi, potrebbe essere ancora sufficientemente facile.

giovedì 3 luglio 2008

Il Fasano, gli imprevisti, la comunicazione

Scivolano i problemi sul Fasano E si ingolfano le intenzioni. Ancora una volta la definizione dell’organigramma societario è rinviata. E rinviata, anzi, è la presentazione ufficiale dei programmi e della nuova dirigenza che dovrà guidarli. Maiuri è il prossimo allenatore, ma il prossimo allenatore non c’è. Per questo, salta tutto. Sperando che l’ingaggio non sfumi per altri problemi. La piazza non accondiscende per niente. E contesta già apertamente. Per l’evoluzione della trattativa legata al rinnovo contrattuale (mancato) con Rufini e Pisano. E anche per tutto il resto. E D’Amico, il direttore sportivo che ha sottofirmato l’esclusione dei due giocatori più rappresentativi della scorsa stagione, è già un nemico dichiarato. Comincia male, il nuovo corso del Fasano. E, generalmente, quando la storia comincia male, è molto facile che prosegua peggio. E il punto nodale è quello di sempre: poca chiarezza, poco futuro. Futuro che il Fasano sta ghettizzando. Anche per quella cattiva abitudine di snobbare i canali di informazione. Che non assolvono. Ma che possono aiutare a convogliare il buon senso popolare.

mercoledì 2 luglio 2008

Fateci capire

Fateci capire. Anche se qualcosa l'abbiamo capita già. Emerson Ramos, centrocampista brasiliano parcheggiato a Taranto per qualche mese (in comproprietà) dalla Nuorese, conosce il proprio destino alle buste. Resta sui Due Mari, senza troppa allegria, come emerge dal virgolettato di un quotidiano sardo: «Avrei voluto tornare in Sardegna, anche perchè a Taranto avanzo diverse mensilità». Intanto, il club di Gigi Blasi si iscrive - regolarmente - al prossimo campionato di C1. Presentando, come prassi comanda, l'intera documentazione necessaria. Tra cui, ovviamente, la lista delle liberatorie controfirmate da tutti i calciatori, che attestano l'avvenuto pagamento degli stipendi al trenta giugno. Qualcosa, allora, non quadra. E, se Emerson dichiara il falso, andrebbe quanto meno smentito. Sì, aiutateci a capire. Forse, siamo solo ingenui.

martedì 1 luglio 2008

Perdono tutti. E il Martina perde tutto

Sì, il tempo è scaduto. Il Martina, ormai, è solo un album dei ricordi. Non c'è più, ufficialmente. Sprofondato nell'abisso della recessione. E di certi equivoci spuntati da un inverno maldestro. E anche nel burrone dell'indifferenza. Che fa più male della cattiveria. Sessantun anni di calcio si liquefano in un giugno feroce, perchè la stanchezza di reggere il titolo sportivo e il blasone è simile all'insostenibilità di ipotizzare strategie e patimenti nuovi. Chi può (Cassano) non vuole. Anche se prova a ripensarci, nelle ultime ore disponibili. In attesa della compiacenza altrui. E chi vorrebbe (un compratore, chiunque esso sia) non può. Oppure, non ne intravede la convenienza. E chi assiste abbassa la testa. Del resto, è tutto segnato: da mesi. E' tutto già scritto, protocallato e archiviato. Il Martina muore di una morte lenta, ineluttabile. Manca l'iscrizione alla C2: dunque, l'affiliazione è revocata. E il marchio è cancellato. Problema che importa a pochi, evidentemente. E che introduce ad un secondo problema, ancora più gravoso: ripartire. Sarà difficile. E ci vorranno anni, per recuperare: ammesso che si verifichino certe condizioni. Sempre che sia possibile, prima o poi. E sì, perchè il calcio è un gioco dove spesso si perde. E il Martina, questa volta, ha perso tutto. Proprio perchè, questa volta, hanno perso tutti.