venerdì 31 ottobre 2008

Il malessere stagna e Geretto rischia

Il malessere stagna. E il Monopoli si confonde pure a Noicattaro. Reggendo il pareggio per un po’: ma finendo per arrendersi. L’accusa più esplicita rivolta alla squadra è quella di essersi sottomessa troppo presto all’ineluttabilità degli eventi. Di aver allentato la presione prima del tempo. A fronte di una prima parte della gara neppure eccessivamente negativa. E di qualche opportunità (sprecata) di rientrare nelle coordinate della partita. Ma non è una novità: Pugliese e soci si esprimono, nel migliore dei casi, per quarantacinque minuti. E, comunque, mai con continuità. I limiti strutturali, peraltro, soni noti: inutile, allora, sottolinearli. E inutile è anche dolersene troppo: sino a gennaio, sarà impossibile attrezzarsi meglio. La società lo sa bene e lo ha ribadito in queste ore: minacciando velatamente, nel contempo, il tecnico. Che, adesso, rischia l’esonero. E che, intanto, non potrà neppure inventarsi troppo: anche perché ugualmente consapevole dei problemi. Ai quali, sin qui, non ha potuto efficacemente fronteggiare. Geretto, però, sbaglia a ipervalutare – ogni domenica – la prestazione del Monopoli: parlando di una squadra padrona del campo. E ingiustamente penalizzata. Nascondere la verità è antiestetico e anche ingiusto. Anche nei suoi stessi confronti: soprattutto ora. In un momento in cui potrebbe pagare: per tutto e per tutti.

giovedì 30 ottobre 2008

Due nomi ritrovati. Per sempre?

Forse, al Noicattaro, difettava anche la fiducia. E la vittoria sul Cosenza è servita innanzi tutto a iniettargliela. Comunque, il collettivo di Sciannimanico, nelle ultimissime settimane, si è un po’ quadrato. Il derby (vinto) sul Monopoli supporta la tesi e rilancia le ambizioni di salvezza di una squadra apparsa più serena e più sicura. E, al di là di tutto, depositaria di un calcio più fluido, ovvero più continuo. La strada che porta all’obiettivo unico, dunque, è ancora impervia, ma anche più breve. Ancorchè contrassegnata da un paio di novità. La prima è la ritrovata perizia balistica di Rana, un attaccante che deve cancellare qualche stagione oscura e anche un approccio arruggino a questo campionato: e, per questo, già spesso stuzzicato dalla propria tifoseria. La seconda è la mobilità riacquisita da un guerriero antico come Deflorio, uno che deve affronatare i postumi di troppi acciacchi e le insidie del tempo che avanza. Un derby, però, fa statistica, ma non la storia. Il problema (da risolvere) è capire se certi segnali sono temporanei, intermittenti o definitivi. Se, cioè, Rana e Deflorio potranno assicurare un trend di rendimento sufficientemente affidabile sino alla fine. Parliamo di gente contrattualizzata per segnare, non di gregari qualunque. E il discorso è assolutamente fondamentale.

mercoledì 29 ottobre 2008

Manfredonia, cattive notizie

Cattive notizie, da Manfredonia. La formazione di D’Arrigo non sa più segnare, neppure dagli undici metri, e frana: e la striscia negativa si amplia. Diranno: difetta la precisione, davanti alla porta altrui.. Ma un problema esiste: ed è pure più grande di quanto sia lecito sospettare, a questo punto. E’ un problema di personalità, forse. Oppure di carattere: che è un po’ la stessa cosa. Di certo, la manovra non incide, perché sprovvista di continuità e di intuizioni. Il Manfredonia non graffia più, neppure in casa. E anche la Vigor Lamezia, ultima forza del torneo, guadagna considerazione. Altro problema: il profilo psicologico della squadra e dell’ambiente sta soffrendo. E qualche sicurezza sta appassendo. Nel mezzo del cammino, accadde anche dodici mesi addietro, dopo un avvio complessivamente incoraggiante. E questo campionato del Manfredonia assomiglia sempre più a quello dell’anno scorso.

martedì 28 ottobre 2008

Brindisi, l'apparenza non inganni

Il Brindisi del derby non è propriamente quello che attendevamo di incrociare. Qualche sprazzo di manovra agile e un po’ di combinazioni ben assimilate non devono tradire. Come la netta superiorità territoriale esercitata nella seconda parte della gara. In realtà, di fronte il Grottaglie, la gente guidata da Silva, si presenta vagamente contratta e anche un po’ tesa. E, sinceramente, non capiamo il perché: sette vittorie su sette – quelle assommate prima di ieri – dovrebbero, invece, infondere sicurezza e ottimismo. Non convince, peraltro, la gestione di troppe palle in fase di contenimento, ovvero di alleggerimento, e di un discreto numero di situazioni. Quella degli ultimi minuti compresa: proprio quando sgorga il pareggio jonico. No, al D’Amuri il Brindisi non è freddo, né sempre razionale: anche se le cronache, indistantamente, dimenticano di sottolinearlo. Magari, è consapevole della propria forza e crede (ingiustamente) di poter vincere comunque la partita. Quando sta per riuscirci, però, paga tutto. Anche la supponenza. I novanta minuti non mentono. E il vantaggio di Chiesa, saltatore di piccola taglia che segna di testa, non può nascondere il resto. Sul quale il coach è chiamato a riflettere. Proprio adesso, quando la classifica è ancora assai felice.

lunedì 27 ottobre 2008

D'Amblè salva il Grottaglie

D’Amblè salva il Grottaglie. Dalla sconfitta e dallo sconforto. E, probabilmente, dalla standardiddazione del disagio. Che non si eclissa. E che, ora, però, la formazione di del Rosso si propone seriamente di combattere. Utilizzando, magari, quello stesso ardore speso nella prima mezz’ora del derby. D’Amblè salva il Grottaglie, al fotofinish. Ed è l’uomo più indicato, nel ruolo. Perché è il più diligente, il più redditizio, il più continuo, il più preciso. Il Brindisi è raggiunto quando sta per materializzarsi l’ennesima amarezza ed è anche più giusto così, in fondo. Ma i problemi, sia chiaro, restano. Tre su tutti: Latartara, contrattualizzato per cantierizzare la manovra, continua a non rappresentare, per la squadra, il punto di riferimento. I compagni lo cercano poco e il ragazzo si fa vedere meno. E quando potrebbe esserci, cade nella tentazione dell’errore. O della banalizzazione della giocata. Poi: il portiere (Vitale, un under) non offre tranquillità al resto della linea difensiva, già in difficoltà per proprie pecche, e fa tremare il collettivo. Infine: le risorse psicologiche sono limitate. Tutti inciampano nel timore di fallire, autocondizionandosi e limitando la proprie possibilità. L’impressione, però, è che il punto possa servire più di quanto sembri. Perché la fiducia si acquista con i risultati: e quello di ieri lo è. Soprattutto perché arrivato a tempo di recupero già avviato, contro l’avversario peggiore da incontrare, in questo momento. E poi perché, tra le righe, si affaccia la volontà di soffrire. Di provarci. Da qui, allora, occorre appaltare i progetti di riconquista di una classifica più degna. Il tempo c’è. Ed è disposto ad attendere il Grottaglie.

domenica 26 ottobre 2008

Bari, normalità riacquisita

Il sabato di Caputo (tre gol tutti insieme non proprio all'esordio in B, ma quasi) diventa il giorno del Bari. Che firma il ritorno alla vittoria (contro il Grossetto) e, magari, alla normalità: dopo una settimana un po' così. Meglio ancora: al fianco del risultato, c'è anche una discreta produzione di gioco utile a recuperare il rapporto con la piazza. La squadra di Conte, questa volta, parte e arriva. Non si nasconde a metà dell'opera, ma s'impossessa del campo: dall'inizio alla fine. Reagendo. Al momento storico e al break dell'avversario, che raggiunge il temporaneo pareggio in inferiorità numerica, al sorgere della seconda parte di match. Vince il Bari e sembra vincere l'animo forte e battagliero di un collettivo che aveva perso fisionomia e caratteristiche, praticamente all'improvviso. E che, praticamente all'improvviso, si arrampica sull'orgoglio, riacquistando le antiche consuetudini. Oggi, quella parentesi amara sembra chiusa. Certo, non fidarsi è meglio e vigililare non guasterà. Conte l'ha già capito. E, forse, sa già dove e quando intervenire.

sabato 25 ottobre 2008

Gallipoli, nessun dubbio

Spigolando tra tabellini e classifica, l’evidenza dei numeri lascerebbe pensare che il Gallipoli, da due giornate a questa parte, abbia sperperato una parte di credibilità e allentato la tensione. Cioè allontanato un sogno troppo grande. O chiarito il suo vero spessore all’interno del torneo. Un punto guadagnato in centottanta minuti (sconfitta a Foggia e pari interno contro l’Arezzo capolista) potrebbero, anzi, aver eliminato qualche prurito. Niente affatto, invece. L’ambiente sembra essersi ancora più convinto che la cittadinanza nell’aristocrazia della terza serie è assolutamente legittima, insindacabile. E proprio lo scontro contro i toscani ha rafforzato il concetto, in virtù di una prestazione che non ha creato complessi di inferiorità. Di più: rovistando tra i commenti e le reazioni, sembra che la gente, la squadra e il suo presidente abbiano assorbito con dignità e stile alle prime vere difficoltà di percorso. Scongiurando il pericolo di qualsiasi polemica, annacquando la delusione con l’orgoglio e la consapevolezza di poter continuare a credere in un progetto che non merita di deprezzarsi. Fortificando l’animo, che poi è il modo migliore per ripartire. E ripartire bene: già da questo pomeriggio, sull’infuocato terreno del Pescara. I risultati, del resto, si costruiscono sul campo. E, sempre più spesso, fuori dal campo.

venerdì 24 ottobre 2008

Fasano, squadra di categoria

Tra gli affanni diffusi di tanti e l'incedere autorevole del Brindisi, la D comincia ad apprezzare il carattere e la raggiunta solidità del Fasano. Formazione che, ovunque, battaglia sino in fondo e che, ormai, si è dotata del passo e delle caratteristiche fondamentali per reggere in quinta serie. Poca accademia e nessun tributo alla fantasia, ma concretezza e regolarità: è quello che serve per preservare la classifica e per affrontare le insidie, come quelle incrociate domenica a Francavilla sul Sinni, su un terreno piccolo e ostico. Dove le condizioni ambientali possono incidere. Stringe i denti il Fasano. Ed è sempre in gara. Sapendo che il suo cammino dipende dall'approccio felice di ogni partita. E che la D si conserva con la sostanza e lo spirito. Le squadre di categoria fanno così: e il Fasano, adesso, sembra proprio una di queste.

giovedì 23 ottobre 2008

Settantadue ore che deturpano l'immagine

Bastano settantadue ore per scalfire il feeling. Tre giorni amari sono sufficienti a deturpare l'immagine del Bari. Sconfitto il sabato - e senza eccessive attenuanti - ad Avellino e, il martedì successivo, piegato a domicilio dal più sostanzioso Sassuolo, ma con un risultato netto, imbarazzante. Due partite distratte e lacunose, cioè, rischiano di cancellare la campagna di simpatia e il progetto di riqualificazione ambientale inaugurato dal club in estate. E sì, perchè immediatamente dopo il match la disapprovazione popolare non si contiene. E colpisce anche Conte, che per la folla è il garante principale del nuovo corso. E del quale non piacciono alcune valutazioni tecniche. Niente di strano, tuttavia. Davvero. Questo è il pallone. Dove il credito accumulato serve esclusivamente quando il saldo è positivo. Esaurendosi impietosamente e in fretta. Chiaro, il momentaccio potrebbe passare. E l'equilibrio potrebbe recuperare il proprio posto. Ma il Bari, al di là della brillantezza e delle qualità individuali, dovrà impossessarsi nuovamente di quel sacro furore dimenticato chissà dove. Che è poi il requisito preferito dal suo condottiero. Cioè l'allenatore ideale per pretendere dal collettivo sudore e ardore. Da sùbito.

mercoledì 22 ottobre 2008

Salgado si risveglia, il Foggia dilaga

Salgado si risveglia. Tre gol, tutti in una volta, significano pure qualcosa. E non fa niente se due arrivano dagli undici metri. L'effetto è ottimo ugualmente. Le realizzazioni del cileno - ma, più in generale, le sue giocate, il suo intuito, il suo apporto - sono fondamentali per i progetti di Novelli e la lievitazione della squadra. Come sono basilari la sua serenità all'interno del gruppo e la consapevolezza (ritrovata, speriamo) di detenere un ruolo specifico nello scacchiere. Se i problemi caratteriali e relazionali sono definitivamente superati, i benefici si alimenteranno ancora, questo è ovvio. Anche per questo, probabilmente, il passo indietro abbozzato sia dal giocatore che dal tecnico dopo le polemiche neppure troppo sotterranee si rivelano immediatamente spendibili. Così come la sin qui sconosciuta sensibilità dell'ambiente tutto, che ha saputo discretamente ovattare la situazione di disagio. Evitando, se non altro, di acuire certi spigoli. E di dimenticare in fretta l'incidente, agevolando la pianificazione dell'armistizio. Di questo va dato atto. Ed è un segnale buono: quanto e più di una classifica che si conferma importante. Almeno, prima di una nuova trasferta: domenica prossima si emigra a Caserta, casa temporanea del Marcianise. E il problema, come sappiamo, è la gestione dei match esterni. Non è mai troppo tardi, però, per rimediare. Soprattutto se c'è un Salgado in più su cui contare.

martedì 21 ottobre 2008

Lecce, che classifica

Il calcio dà e poi toglie. Dà al Lecce e toglie all’Udinese. E poi viceversa. La partita più irrazionale della giornata arricchisce la fantasia della squadra di Beretta, che si convince sempre più di dover e poter osare. E, infine, la punisce. Riconsegnandole la certezza di un dato: la tranquillità, cioè, non esiste. Ovvero, niente è scontato. E i regali occorre meritarseli. La generosità dei friulani, alla fine, si incrocia con quella dei salentini: e quel che resta è un punto. Un punto che vale, però. Che non rafforza la classifica, ma che la stabilizza. Centrando l’obiettivo principale. Già, la classifica: la stessa di un collettivo più attrezzato e accreditato di altre ambizioni come la Juve. Migliore di quella sin qui conquistata dalla Roma. Decisamente più florida di quella del Torino e della Sampdoria. Si faccia avanti chi l’aveva previsto. Non vedremo nessuno, ne siamo certi. Sì, la classifica. Come dire: il motore del pallone. Ma forse la città e il Salento tutto non se ne sono ancora accorti: poco più di novemila persone sugli spalti non rendono giustizia. Né alla squadra, né alla società.

lunedì 20 ottobre 2008

Un solo tempo per galleggiare

D'accordo, il secondo tempo del Monopoli è più incisivo e motivato e certo, alla fine, l'occasione più florida del match càpita tra i piedi della squadra di Geretto, a pochi passi dal fischio finale. Il pareggio realizzato di fronte al Catanzaro, tuttavia, risolve poco e non sgrava il presente dai dubbi antichi. Ceccarelli e soci, nella prima parte della gara, cedono troppo campo, soccombono nei contrasti e sfigurano nell'uno contro uno. La grande quantità di errori tecnici deturpa lo svolgimento della manovra, tenera e impacciata. La retroguardia continua a non offrire troppe garanzie e Thackray è ancora una volta inguardbile. La linea mediana è sempre costretta a rincorrere. E il pacchetto avanzato vive di riflessi lontani. La controparte, tatticamente un po' sgranata e anche spuntata, non lo punisce. Ma le difficoltà, per quarantacinque minuti, si vedono. E regalare ogni volta almeno un tempo all'avversario non sembra una buona idea.

domenica 19 ottobre 2008

Taranto, tra moduli e memoria

La scelta del modulo di Dellisanti stava appassionando la città. Perché a Taranto, ormai, si erano schierate due correnti di pensiero. La prima vicina alle posizioni del tecnico, che difensivista non è, ma che pure aveva ravvisato nel 4-1-4-1 elementi di garanzia, cioè di equilibrio: fuori dallo Iacovone (dove, peraltro, sono stati realizzati nove punti sui dodici disponibili) e anche in casa (ma qui il saldo è assai meno positivo). E la seconda più convinta della bontà del 4-4-2, cioè la soluzione storicamente preferita dal coach di San Giorgio: eppure, temporaneamente accantonata per la contingenza degli eventi e per le caratteristiche fondamentali di chi scende in campo. Quel 4-4-2 verso il quale proprio Dellisanti sembra orientato a ripiegare, già oggi contro la Paganese. Per obiettiva esigenza, più che per una precisa svolta tattica: Paolucci, centrocampista che sa gestirsi tra le linee e che può smuovere il tessuto strategico della partita, si è infortunato e mancherà per un po’. Svanita un’altra occasione per dividersi, l’ambiente che circonda il Taranto dovrà allora indirizzarsi altrove. Magari sulla questione legata allo stadio, tuttora inaccessibile. Ma questa, pensandoci bene, è storia vecchia: e non stuzzica neanche più. Servirà altro, perciò. In attesa che la squadra trovi argomenti interessanti anche sul proprio terreno. E in attesa, perché no, di qualche altro guizzo di Eziolino Capuano, vecchio amico che, questa volta, guida proprio la Paganese e che, domenicalmente, occupa qualche titolo di giornale. Lo stesso Capuano che, l’anno scorso, si occupò della gestione tecnica della Juve Stabia e che, in coda al match disputato contro il Taranto, seppe essere protagonista assoluto. Accusando non sappiamo ancora chi e perché e dicendo molto, ma non tutto. Promettendo, anzi, di fornire nomi, cognomi e prove di chissà cosa. Mai arrivati, però. O dimenticati. Noi, invece, possediamo buona memoria e ricordiamo quel giorno. Che, probabilmente, non ricorda neppure chi avrebbe dovuto intervenire. Per esempio, la Procura Federale. Oppure l’Ufficio Indagini. Per vagliare e, magari, interrogare. E, possibilmente, sanzionare: non un fatto che, evidentemente, non si è mai configurato. Ma chi ha lanciato accuse quasi dettagliate. E neppure ritirate. Ma, appunto, solo dimenticate.

sabato 18 ottobre 2008

Sette gol di troppo

Cala la tensione. Oppure, cade lo stile. Sette gol subiti contro tre a favore in una gara (di campionato, contro il Matera, a casa propria) sono un incidente di percorso, una lezione isolata, un’eccezione dentro la regola di un campionato rispettoso delle ambizioni. Perché il Francavilla è e resta una debuttante, nel gran ballo della D. Una debuttante che deve pur soffrire e, alla fine, guadagnarsi la permanenza. Senza dannarsi troppo, magari. Ma sette gol subiti contro uno realizzato in un’altra gara (questa volta di Coppa e sempre contro il Matera, però fuori casa, appena mercoledì scorso) sono una disfatta indolore – perché sappiamo quanto conti il torneo tricolore - , eppure ugualmente inaccettabile. Per la società e per la gente che tifa. E poco importa che, in Lucania, Francioso faccia spazio a diversi rincalzi. La formazione presentata, in realtà, possiede le caratteristiche per cedere con assoluta dignità. Quella dignità che, ad un certo punto del match, fugge via. Irritando. E lasciando pensare che il Francavilla non disponga di ricambi motivati e, dunque, utili al progetto. O che troppi elementi dell’organico non siano sorretti da un livello accettabile di concentrazione. Oppure, appunto, di stile. Distribuendo, peraltro, una certa apprensione: che rischia di cancellare la disponibilità del presidente Distante e qualche soddisfazione conquistata qua e là, ma senza continuità. Ma anche l’efficaca di una campagna di rafforzamento equilibrata e l’apporto di quel paio di correttivi decisi a stagione appena cominciata. E, infine, creando un imbarazzo serio al club. Che vorrebbe proprio evitare un’ulteriore sessione di mercato: almeno, fuori dai tempi convenzionali. Giustamente.

venerdì 17 ottobre 2008

Capobianco, un passo indietro

Quattro volte su quattro: sull'erba amica, il Foggia è irreprensibile. Non c'è alternativa alla vittoria: e la classifica si consolida. Si piega anche il Gallipoli, arrivato in Capitanata con l'appeal della capolista. E, magari, si acquieta un po' l'ambiente. Al quale, infine, viene incontro pure il presidente Capobianco: «Con la gente dobbiamo scusarci. Il messaggio inviato dalla società in estate non era corretto. Non volevamo ridimensionare le nostre ambizioni, ma esclusivamente il budget di spesa. Senza indebolire progetto. Speriamo che, ora, sia tutto chiaro». Succede, quando il risultato oltrevarca le previsioni. O quando, più semplicemente, il progetto accarezzato sembra fortificarsi. Al di là delle parole più o meno ambigue: e quelle spese in estate un po' lo erano, onestamente. E al di là della convergenza tra proclami ed azione. Intanto, però, circola un umore diverso. E l'intervento del presidente è itinerante. Guadagnarsi il consenso popolare, certe volte, costa meno di quello che sembra. Basta correggere il messaggio. Accettando, però, una controindicazione: il Foggia, da qui in avanti, non potrà più nascondersi.

giovedì 16 ottobre 2008

Il Brindisi ragiona da capolista

Meglio di quanto ipotizzato. O creduto. Il Brindisi, a Nocera, pratica il suo calcio senza lasciarsi disturbare dalle condizioni ambientali, dalla rabbia dell’avversario e dai dubbi che potrebbero sorgere lungo il cammino. Il Brindisi capolista gioca e ragiona da capolista. Con autorità. Con lucida freddezza, con sicurezza. Debolezze psicologiche della Nocerina a parte. Sembra un collettivo adulto, quello di Silva. Nell’atteggiamento mentale, ancora prima che tatticamente. Fornendo quelle garanzie che la bontà tecnica dell’organico, da sola, non potrà mai assicurare. Non chiude il match quando potrebbe sbarrare per sempre la speranza ai campani. Ma resiste senza tremare, sino in fondo. E gestisce il vantaggio acquisito: segno di un equilibrio afffidabile e conseguenza diretta di una commistione felice tra le virtù dei suoi singoli più acclamati e la pregiata manovalanza di gente come Lenti, mediano alla definitiva consacrazione che comincia a caricarsi un po’ di responsabilità. Il ragazzo di Grottaglie, che da Grottaglie è passato e che, forse troppo frettolosamente, dal Grottaglie è stato congedato un paio di campionati addietro, oggi è l’immagfine di questo Brindisi ricco, ma anche completo. Accattivante nel roster, ma anche robusto. Di questo Brindisi che viaggia spedito. Di questo Brindisi che non ha più paura.

mercoledì 15 ottobre 2008

Bitonto, illogica sconfitta

Nessuna sorpresa. La D ci sta abituando ad un ventaglio assai ampio di contingenze. E proprio per questo piace sempre più. La caduta del Bitonto sul campo di casa è parte integrante del cliché. Il raid dell’Ischia anche. Perché chiunque può rivalersi: contro tutti. E persino il risultato inusuale (tre a cinque) può reclamare il proprio diritto di cittadinanza. Nessun problema: il livellamento dei valori spiega tutto. Meno logica, semmai, è la perversa modalità con cui si materializza il passivo sofferto dala formazione di Ruisi: tutte le marcature avversarie nascono da calci piazzati. Particolare che lascia pensare. E tutti i gol degli isolani sono realizzati di testa. Dettaglio che lascia spazio a profonde riflessioni. Le coincidenze sono troppe: e, evidentemente, di semplici coincidenze non si tratta. Diventa, piuttosto, un problema tattico: di cattivo funzionamento dei meccanismi di presidio. Di insufficiente perizia nello schieramento dell’asse difensivo. La semplice disattenzione, a questo punto, c’entra poco. Come la componente fisica: del resto, Formidabile - centrocampista di buona sostanza, autore di due reti - non è affatto un saltatore consacrato. Il risultato, è chiaro, non modifica né il programma, né le prospettive del Bitonto. E non può oscurare più di tanto l’avvio di campionato complessivamente soddidfacente di una squadra varata per raggiungere l’obiettivo minimo. Ma deve obbligare tecnico e giocatori a indagare, a capire.

martedì 14 ottobre 2008

Grottaglie, aria di crisi

Trova (forse definitivamente) Piperissa e i suoi gol. Continua a inseguire le virtù di qualche altra individualità su cui contava. Ma perde ancora e sembra affondare. Il Grottaglie non abbandona lo stato d’allarme e, anzi, complica il proprio cammino, solo temporaneamente rivalutato dal coloratissimo pareggio della settimana precedente sul campo della Gelbison. Peggio: con la partita (al D’Amuri, questa volta, s’impone la Sibilla) rischia pure di perdere Enzo Del Rosso, trainer abbacchiato e dimissionario. Che il diesse Borsci sta difendendo sempre e comunque. E che il presidente Ciraci conferma sulla panca, rifiutandone le dimissioni. Inviando, contemporaneamente, diversi messaggi. Alla tifoseria, ultimamente irritata. E alla squadra, eccessivamente svagata. Del Rosso è un cardine del progetto e si continua con lui. Cioè, il progetto va avanti. In attesa di raddrizzarlo. La manovra societaria è sensata, ancorchè prevista. Ci piace condividerla, al di là della serietà del personaggio Del Rosso. Ovviamente, da qui in poi, dovranno parlare i fatti. Ovvero i risultati. Affinchè la risoluzione del club diventi lungimirante. E non si traduca in una mera perdita di tempo. Attendendo dicembre, magari: quando si potrà riparare a qualche distonia. Sondando il mercato e operando: in mezzo al campo manca qualcosa. Un po’ di quantità, ci sembra. E un po’ di mestiere.

lunedì 13 ottobre 2008

Il Noicattaro risorge nell'urgenza

Questa volta vince l’urgenza del Noicattaro. O la disperazione. Vince, soprattutto, l’atteggiamento risparmioso della squadra di Sciannimanico: plasmato dall’attesa, premiato dal vantaggio episodico ed esaltato dalla difesa strenua del risultato. Perde il Cosenza, dopo sei vittorie di sèguito. Malgrado la formazione di Toscano disponga per ottantacinque minuti su cento della gara, indirizzandola. Ma senza controllarla, senza impadronirsene. Dettando il ritmo e le condizioni, ma non lo score finale. Il Noicattaro affiora nella partita teoricamente più infida: perché segna e il Cosenza no. Perché chiude tutti varchi, con precisione chirurgica. Perché dimostra di saper soffrire e perché l’avversario, con il passare dei minuti, si confonde, si demoralizza e smarrisce la strada. Il successo preziosissimo schiarisce l’orizzonte, ma è difficile pensare che risolva tutti i problemi. Del resto, un match particolare per le modalità con cui si sviluppa rimane quello che è: particolare, appunto. E, probabilmente, non fa storia. Invece la storia, quella vera, continua. Il Noicattaro, comunque, ha cominciato a sorridere, ritagliando almeno un po’ di fiducia verso se stesso e verso il futuro. Dove, però, occorrerà anche tentare e rischiare, piuttosto che attendere e speculare. Anche se, spesso, la fiducia fortifica pure l’atteggiamento e la mentalità.

domenica 12 ottobre 2008

Brindisi, tempo di esami

Il Brindisi manterrà la propria integrità? E, soprattutto, il passo? Lo scopriremo oggi. E' già scontro diretto, a Nocera. Che arriva in un momento propizio al Brindisi e di sopraggiunta difficoltà per i campani. Sconfitti brutalmente domenica passata (ma anche ridimensionati?) e probabilmente anche scossi dall'avvicendamento di panchina (Ussia si è dimesso, è arrivato Giugno, un ex: oltretutto, separatosi senza nascondere le ruggini). Non è una partita decisiva: lasciate perdere certe frasi ad effetto. Ma delicata sì. E serve il miglior Brindisi. Non solo dal punto di vista tecnico e tattico. Ma anche dal punto di vista comportamentale. Facile prevedere che l'ambiente non sarà dei più confortevoli. E facile prevedere che occorerà affidarsi alla saldezza dei nervi. Se il Brindisi è davvero solido lo sapremo dopo questi novanta minuti, al di là della mera espressione numerica del risultato che scaturirà alla fine. E' arrivato il tempo dei primi esami. Ma è arrivato nel momento migliore. Approfittarne è un dovere.

sabato 11 ottobre 2008

Il campionato chiama l'Andria

Il campionato chiama l'Andria. Sùbito, domani. Il match con la Vigor Lamezia è già delicato, se non altro perchè i calabresi sono una forza diretta sulla strada della salvezza. L'unica che, in questo momento, la formazione diretta da Di Leo deve perseguire: al di là di quello che l'ambiente sarà stato portato a credere, al di là degli eventuali (e più ottimistici) preventivi. Al di là dei programmi più ambiziosi, sempre che ci siano stati. La realtà non parla di una squadra continua nel rendimento e, perciò, pienamente affidabile. E non parla di una gestione del risultato sempre impeccabile. Anche se il tempo, inesorabilmente, passa. Anzi, dice pure di una prestazione, quella di Vibo Valentia, rinunciataria. Cioè di un appoccio al match troppo morbido e di un gruppo anche un po' scarico, mentalmente parlando. Meglio, allora, che l'Andria entri nell'ordine di idee che anche questo torneo sia una lunga sequenza di battaglie. Per non farsi trovare più o meno impreparata, come l'anno scorso.

venerdì 10 ottobre 2008

Foggia, il problema Salgado

Intanto, il Foggia comincia a ottenere risultati anche oltre confine (a Pistoia cola il primo punto, sepur con dichiarata difficoltà). Ed è una notizia lieta. In proiezione di un derby particolare, come quello previsto dopodomani contro il Gallipoli, in casa, il dato è una garanzia di tranquillità in più. Allo Zaccheria, peraltro, il Foggia non ha mai fallito, sin qui. Così come è vero che, lontano dal proprio terreno, la squadra di Giannini ha sempre convinto. Comunque vada, dunque, è una sfida da soffrire e vivere. Non sappiamo, però, in quali condizioni nervose: c’è, infatti, ancora qualcosa che non quadra, nello spogliatoio del Foggia. E ci tocca tornare su Salgado, ormai inviso al tecnico Novelli. E viceversa. L'attaccante, a Pistoia, si è accomodato in tribuna, senza gradire. E la querelle si è protratta nel corso della settimana. Al di là delle frasi di circostanza (ma neanche tanto, poi, se il diesse Fusco dice che il ragazzo dovrà recuperare gli stimoli), i segnali continuano a essere preoccupanti. E, forse, avremmo dovuto pure aspettarcelo: Il prologo, in estate, non fu incoraggiante: Salgado, in Capitanata, non voleva restare. Poi, fu convinto: evidentemente, non troppo, però. Il cileno, del resto, avrebbe dovuto essere (potrebbe essere) per la squadra un valore aggiunto. Ma non a queste condizioni. E non con queste premesse. Anche perché, sul campo, il valore aggiunto non è mai emerso. Sin qui, almeno. In settimana si è consumato una sorta di confronto. Ed è proprio dagli esiti effettivi di questo confronto che passa una parte della serenità necessaria al Foggia per affrontare il resto della stagione. L’augurio è che gli attriti siano stati distrutti. Altrimenti, sarà meglio dividere le strade dei contendenti, al più presto. Adottando, cioè, la stessa soluzione che ipotizzammo a fine estate.

giovedì 9 ottobre 2008

Monopoli, troppi problemi

E' ufficiale: il Monopoli proprio non va. Neppure in casa. E, questa volta, contro il Barletta, non arriva neanche il gol. Normale, se viene a mancare pure un punto riferimento sicuro come Ceccarelli, l'unico uomo a disposizione di Geretto che conosce la porta. Normale, se il suo calcio è prevedibile. E poi la pressione del collettivo è discontinua e, perciò, discutibile: il Monopoli si vede per un po' e poi sparisce. Magari ritorna, con una fiammata. Ma è una fiammata fioca, isolata. Anche il temeperamento della squadra, che non aggredisce e non reagisce, è tenero. E dietro i problemi persistono. Galleggiare in attesa di qualcosa che non arriva non può oggettivamente pagare. Potrebbero servire, semmai, dei puntelli: sempre che la società lo voglia e sempre che possa permetterseli. Ma la riapertura del calciomercato è ancora lontana. E, allora, per adesso occorre altro lavoro e un po' di coraggio. Sperando di non entrare nel vortice della depressione.

mercoledì 8 ottobre 2008

Barletta, Chiricallo può respirare

La prima volta del Barletta è nel derby. E la vittoria di Monopoli ha un sapore antico, perchè l'eco della sfida si era persa tra gli almanacchi. La prima volta del Barletta acquieta, probabilmente, anche il fiume di critiche che tentava di travolgere coach Chiricallo. Ed è una vittoria pulita, figlia legittima della cronologia dei fatti e dei contenuti sparsi sul campo. Tangorra e soci sono diligenti: pressano, mordono, ripartono. Come in occasione del gol del vantaggio, così come in quello del raddoppio. Rispetto all'avversario, è più pronto, continuo. Più rapido, più reattivo. Ed è più solido in mezzo al campo, dove Daleno e De Cecco offrono sostanza e carburante. E dove tendono a salire le quotazioni di Zotti, l'elemento tecnicamente più dotato che, a questo Barletta, paradossalmente, cominciava colpevolmente a mancare. Ancora non esattamente irreprensibile, va detto, ma anche più convincente che nel recente passato. Prendiamo la prestazione del fantasista come un segno positivo. O come un indizio. E se poi c'è anche il conforto del successo, Chiricallo può rifiatare.

martedì 7 ottobre 2008

Lecce, classifica piacevole

Soffre un po' l'Inter. E soffre più di un po' la Lazio. Affrontare il Lecce, di questi tempi, è lavoro aspro. Proprio per tutti, evidentemente. All'Olimpico, la gente di Beretta passa persino per prima e spera sino in fondo nel risultato pieno, che però non arriva. La Lazio capolista rimedia, ma il Lecce guadagna ulteriore considerazione e autostima. L'avvio di campionato, facendo qualche conto, può definirsi felice. La squadra risponde, tatticamente e caratterialmente. Vive di diverse luci e, talvolta, anche di qualche ombra, perchè no: ma macina il campo, si difende con ordine, trova puntualmente i suoi attaccanti. Il lavoro del tecnico si vede e certi automatismi affiorano. Prima della sosta, la classifica è davvero piacevole. Come è piacevole constatare che questo Lecce sa applicare fedelmente i criteri di raddoppio della marcatura, oppure scalare convenientemente in fase di non possesso, due qualità preziosissime per mantenere la categoria, cioè per realizzare l'obiettivo di partenza. La sfida, ovviamente, non è ancora vinta. Ma il percorso per raggiungere l'obiettivo è assolutamente corretto.

lunedì 6 ottobre 2008

Fasano, sulla spinta degli under

Formuso, under emergente, scongiura lo scippo. Invece, il punto del Fasano colto a Matera nell'anticipo di sabato è molto più che onesto e trasparente, anche se raggiunto in coda al match. Interpretato, sia detto, con personalità e perizia, sin dalle prime battute. Anzi, in Lucania è la squadra di Maiuri a rischiare il successo, più volte e più limpidamente. Tanto che il temporaneo svantaggio, arrivato dagli undici metri, non racconta l'esatta verità. Proiettando sul campo, piuttosto, l'ombra di un'ingiustizia fastidiosa. Il Fasano notturno, dunque, è vivo, pugnace, intelligente. Di contro, il Matera paga uno scadimento di forma evidente e un uomo in meno per tre quarti di gara (cartellino rosso per Naglieri). Di più: questa volta, Ullasci e soci chiudono sapientemente i varchi, raddoppiando l'attenzione nelle primissime fasi dell'inontro (storicamente difficili, spigolando tra i dati recenti) e anche in chiusura di partita. Quella porzione di match fatale a Pomigliano, per esempio. Ma, innanzi tutto, a Matera il Fasano si mostra finalmente maturo, per tutti novanta minuti. Maturo e coeso. Compatto e deciso. Duttile e robusto. E confermandosi equipaggiato di giovani interessanti, come lo stesso Formuso, i laterali Gentili e Ciccarelli e pure D'Arcante, entrato a gara in corso. Particolare di pregio, questo: che, nel tempo, potrà portare punti pesanti.

domenica 5 ottobre 2008

Ragazzi eccellenti

Dimenticavamo: nel Bari anti-Mantova pressentato da Conte, tra gli altri, sgomitava anche Francesco Caputo, attaccante con fame e possibilità di un domani, arrivato in estate da Noicattaro e affiorato ad Altamura, nel campionato di Eccellenza. Dove non è impossibile inciampare in un nome buono per il futuro: anche se la categoria non è universalmente praticata dal grande pubblico ed è ancora lontana dalle grandi vie di comunicazione. L’Eccellenza dei dilettanti, che proprio dilettanti non sono, cioè un mondo a parte del quale, talvolta, conviene interessarsi. Non si sa mai. Uno spazio che le stesse società affiliate, probabilmente, non sfruttano sino in fondo. Palestra di un calcio che può divenire e che, però, è spesso stritolato dalla corsa agli investimenti, dalla corsa alla promozione, dalla corsa al già visto e sentito (e oneroso). Caputo è un nome come Maiorino. E come tanti altri. Basterebbe leggere tra le righe, puntare. Dotarsi di coraggio: che, pensandoci bene, è poi il requisito essenziale per praticare questo calcio sotto traccia. Cioè, credere nel discorso di prospettiva: che, magari non porterrà risultati tangibili, sùbito. Ma che potrebbe aiutare l’intero movimento a sopravvivere meglio. A proposito, contro il Mantova, il Bari schierava anche De Pascalis: uno passato per Nardò e Fasano. Eccellenza, ovviamente.

sabato 4 ottobre 2008

Il vento amico che trascina il Bari

Prestazione più moscia di altre, massimo rendimento. Il Bari meno vispo dall’inizio del torneo sin qui regola il Mantova e guadagna la vetta della classifica. Per ventiquattr’ore ed anche meno: il tempo che si completi il quadro della settima giornata. Produce meno del solito, la squadra di Conte. Ma trova il gol e un avversario svogliato. E questo basta per guadagnare match e ulteriore visibilità. Com’è cambiata la storia: ieri, neanche l’orgoglio era sufficiente per colmare il gap. E neanche la prova più colorita, quando arrivava. Oggi, anche un Bari un po’ spento può pretendere il suo spazio. E ritargliarselo. E’ il suo momento. Oppure, tutto fa sembrare che lo sia. Ne approfitti, il calcio è anche questo. Ne approfitti e guardi avanti, al match contro la rivelazione Sassuolo, che arriva sùbito, cioè domenica prossima. Confidando nel vento nuovo. Questo è un vento amico. E il vento va utilizzato.

venerdì 3 ottobre 2008

Il Taranto è senza ricambi

Punto primo: l’Arezzo è potenzialmente più robusto, meglio dotato di materia prima. Punto secondo: il Taranto è tra quelle squadre che, in C1, possono migliorare e ambire ad un piazzamento onorevole e persino interessante. Ma nulla di più. Perché, tecnicamente, dispone di individualità interessanti. Ma, numericamente, di un munizionamento limitato. Esattamente quello che è emerso in Toscana, nell’ultima manche di campionato. Esattamente quello che gli osservatori hanno puntualizzato a fine match e nel corso della settimana. Esattamente quello che sospettavamo un mese addietro. Quando consigliammo a Dellisanti di chiedere rinforzi, prima che si esaurisse la campagna estiva di rafforzamento: innanzi tutto, per non fornire alibi alla società. Il Taranto non possiede ricambi di assoluta qualità. E’ quello e, probabilmente, non può prescindere da determinati uomini. Che oggi ci sono e domani chissà: per infortunio o scadimento di forma. Il Taranto è quello e, di conseguenza, non può pretendere troppo da se stesso. Lo pensavamo e lo confermiamo. Nel frattempo, certo, sono arrivati Micco e Caturano: evidentemente, però, non bastavano e non bastano. Anche se sarebbe ingiusto privare la squadra di qualsiasi ambizione: se non altro, perché il campionato è livellato. E, quando il campionato è livellato, c’è spazio per molti, se non per tutti. Poco male, però: nessuno ha scritto che il Taranto è obbligato a puntare alla serie B. E nessuno l’ha detto. Neanche il vertice societario. E’ bene non dimenticarlo.

giovedì 2 ottobre 2008

Brindisi, un segnale chiaro

La forza, l’esperienza, la personalità. Di ripartire aggredendo, dopo aver subito il pareggio. Il Brindisi sta rispondendo. Alla gente che attende buone notizie, alla società che pretende i risultati, al campionato che si infuoca. Per il momento, Silva può ritenersi soddisfatto: Domenica, a Venafro, detta le condizioni all’avversario sin dall’avvio e lo piega con la tecnica superiore, ma anche (e soprattutto) con la grinta, che in quinta serie non deve e non può difettare. Continua a colpire Galetti, su cui si addensano molte prospettive. E, se non si aggrega Moscelli, ecco Chiesa. E poi Cordiano, tra i centrocampisti più affidabili dell’intero girone. Nel frattempo, s’impone anche il Matera e altrettanto fa la Nocerina: ma va bene anche così. Era nelle previsioni: perché la situazione del torneo si sta delineando. Non ci si può distrarre, è chiaro. La battaglia è dura e potrebbe esserlo anche di più, da qui in avanti. Anche per questo, il club di via Braico starebbe pensando a nuove operazioni di rafforzamento: e si parla di Checco Ingenito, svincolatosi dall’Aversa nella scorsa settimana, attaccante di nome e palmarès. La notizia, da sola, senza l’eventuale suffragio della definizione della trattativa, è già un messaggio preciso, chiaro, diretto. Sì, il campionato s’infuoca.

Il Foggia è in alto, malgrado tutto

Censurabile, ma produttivo. Almeno in casa propria. Tre partite, nove punti. E nessuno lontano dallo Zaccheria. Il Foggia che non convince, intanto, è dentro il quartiere dei playoff: per intero. Anche per merito dell’immenso equilibrio del campionato e delle esitazioni di qualche protagonista del calciomercato (citiamo a caso: Benevento, Pescara, Perugia). Malgrado la classifica corta amplifichi il cammino dell’undici di Novelli, non va però dimenticato che il trainer, prima di domenica, rischiava persino qualcosa. Segno tangibile che l’ambiente non gradisce troppo l’applicazione di questa squadra che, anche di fronte alla Juve Stabia, ha zoppicato in fase di possesso, capitalizzando il minimo indispensabile e rischiando nel finale di soffrire un pareggio comunque poco aderente alla realtà. Raccontano le cronache che non carbura il collettivo e non si impongono i singoli. Che Salgado, cioè l’elemento di maggior classe, è ancora un corpo estraneo e che la produzione complessiva, comunque indiscutibilmente migliorata, va intensificata. Il Foggia, dunque, deve e può migliorare. E vivendo con maggiore serenità il lavoro quotidiano, magari, ci riuscirà. Sicuramente, giocatori e tecnico meriterebbero, a questo punto, una razione in più di comprensione: in virtù di una classifica corta, ma gratificante. Una comprensione che Novelli ritiene di non godere: certe dichiarazioni un po’ piccate non mentono. Il problema, però, è che il rapporto tra la piazza e l’allenatore si è afflosciato sùbito, in partenza. E, sostanzialmente, non abbiamo capito perché. Le distanze, però, si possono ricucire. Ma, se non provvedono neppure i risultati, la gente dovrà abbozzare un passo indietro. Oppure, lo strappo si acuirà. Con quel che segue. E con tutte le incognite del caso.