sabato 27 dicembre 2008

Andria, squalifica inopportuna

E’ il momento di ruggire. O solo di crederci. E, quindi, di concentrarsi sulla strada da percorrere. Cioè, di prepararsi all’evento, se evento ci sarà. Ovvero, allo sprint che comincia a marzo. O ad aprile. Quando i campionati scelgono i protagonisti. E’ il momento di costruire. Di costruirsi una credibilità. Punto dopo punto. Dopo aver masticato duro. Dopo aver vissuto un approccio (al torneo) difficile, ruvido. E’ il momento di dotarsi di una personalità. E di capire se il mercato di metà stagione potrà agevolare il compito. Perché, se la classifica consiglia di provarci, è giusto impegnarsi. E’, dunque, il momento dell’Andria. Che, però, smarrisce la pazienza e si lascia avvinghiare da un nervosismo esasperato. Contro il Gela, sul campo, finisce male (zero a uno). Anzi, peggio: in rissa. E le attenzioni dedicate dalla giustizia sportiva si abbattono severe: quattro turni di squalifica al terreno di gioco. E quattro impegni interni da consumarsi a porte chiuse. Non è proprio l’ideale, in questo momento: anche se le partite si vincono (e si perdono) con o senza sostenitori sugli spalti. Con le porte aperte oppure chiuse. Il contraccolpo psicologico che scaturirà dalla novità di fine duemilaotto, tuttavia, non possiamo prevederlo. Ma è anche normale che possa condizionare. E non ci voleva. Soprattutto adesso. Non ci voleva e lascia anche un po’ stupiti. Pur sapendo che la tensione e lo stress giocano sempre contro. Tensione e stress che, però, ad Andria, si alimentano troppo spesso. E che continuano a essere il nemico più subdolo della squadra e della società, puntualmente inghiottite nel vortice. Questo è il dato: su cui riflettere. Magari, nel nuovo anno. Appena ci sarà tempo per pensarci.

mercoledì 24 dicembre 2008

Ceccarelli, e il Monopoli insiste

Ceccarelli, evidentemente, è un attaccante a misura di C2. Con lui (tredici gol dall’inizio del torneo, cioè in metà del cammino: niente male davvero), è lievitato il Monopoli e, soprattutto, si è rinsaldata la classifica: precaria per un po’ di tempo e, infine, godibilissima. E, se oggi la gente di Geretto guarda con interesse al quartiere playoff, parecchio merito (e molte prospettive future) passano attraverso la capacità balistica di questo ragazzo transitato – appena l’anno scorso – anche per Martina, dove lasciò poche tracce. In una situazione generale, va ricordato, obiettivamente delicata. Altri due gol a Lamezia, proprio domenica: Ceccarelli, dunque, insiste. E non è assolutamente un mistero che qualche altro club abbia finito per interessarsi al ragazzo. Sull’Adriatico, però, sperano che la società non ceda alle eventuali proposte di mercato. E, magari, la piazza comincia seriamente a credere alla possibilità di poter spendere qualche parola importante, sul campionato. Che è tradizionalmente assai democratico, cioè disponibile con tutti. O, almeno, con chi dimostra di coltivare il concetto di continuità. Concetto di continuità che, adesso, si concentra nel cognome di Ceccarelli, punta che conosce la categoria e che ha corposamente contribuito a riavvicinare il pubblico alla squadra. Comunque vada, è già un successo.

martedì 23 dicembre 2008

La crisi d'identità del Fasano

Il Grottaglie sale e il Fasano scende. Le verità di un derby sono spesso inversamente proporzionali. E' in difficoltà, la formazione di Maiuri. E anche in crisi d'identità. Il suo calcio attuale è sgranato, non scorre, non punta l'avversario. La manovra si è arrugginita. La flessione si fa evidente: appena allontanata dalla buona prestazione di Nocera, la settimana scorsa. Ed è una flessione chè si è avventata appena la squadra ha annusato l'odore dell'alta classifica. Che si è impossessata di un Fasano tante volte a disagio, quando occorre gestire la fase di possesso. E, magari, meglio disposto a sopportare il peso di una trasferta: quando, invece, è preferibile governare l'attesa e abbonarsi alle ripartenze. Che, in certe occasioni (derby compreso), non sono sufficienti a prevenire il danno. A svantaggio (doppio) acquisito, la reazione è il prodotto della frustrazione, più che della consapevolezza. E arrivare secondi sui palloni importanti è un segnale inequivocabile. Come è un segnale aggrapparsi su troppi singoli dalle volontà spente. Ma, forse, è solo un momento e passerà. Intanto, però, la sosta va utilizzata per ricaricarsi, sotto ogni profilo. Anche quello fisico, perchè no. Nell'augurio di annotare qualche novità, nell'impianto: al Fasano continua a mancare quel centrocampista di qualità che difettava prima. E l'impressione che serva è ancora viva.

lunedì 22 dicembre 2008

Grottaglie, una sicurezza nuova

I risultati che cominciano a fiorire offrono serenità. E il Grottaglie di questi giorni è un po’ più sicuro. Di sé e del traguardo che si è prefisso di raggiungere. Il campo non mente e l’evoluzione non sfugge. Il derby di Fasano è occasione intrigante per scalare qualche gradino e la squadra di Orlando si inventa una partita intelligente, un approccio saldo, un comportamento autorevole. Fa il match e lo dirige a lungo. Segna (con la complicità di Ullasci, guardasigilli avversario) e raddoppia. Sa disporsi sull’erba con razionalità, appare persino più spregiudicato nella conquista della palla e riesce a proteggersi sino al novantesimo, concedendo al Fasano solo il gol dell’illusione. Tutti, nessuno escluso, si sacrificano per il bene comune. E tutti dimostrano di possedere un’anima. Infine, Latartara è finalmente decisivo: con un gol e un assist. Assicurando una presenza robusta nel vivo dell’azione. Sono fatti che alzano le quotazioni del collettivo. E che rinsaldano le speranze. Il Grottaglie, adesso, c’è. Ed ha voglia di giocarsi il campionato. Il suo nuovo campionato. Che, al momento più bello, si ferma. Inopportunamente. Ma il Grottaglie sta lievitando. E promette di durare: oltre la sosta.

domenica 21 dicembre 2008

Bari, ora il mercato

Nutrire ambizioni significa essere convincenti. Soprattutto lontano dal campo di casa. E una sola affermazione esterna nel girone di andata non sorreggeva abbastanza i languori del Bari. La vittoria di Modena – la seconda, appunto – ristabilisce le distanze con gli appetiti e chiude il duemilaotto con buone prospettive. Anche se, sull’erba del Braglia, non scorre champagne. Champagne che, in serie B, serve relativamente. Meglio, invece, addizionare grinta e muscoli. E risolutezza. Quella usata dalla squadra di Conte per imporsi su un terreno sin qui ecessivamente generoso, ma anche per questo ugualmente infido. Il successo, anzi, tranquillizza l’ambiente, perché offre continuità al risultato maturato sette giorni prima, davanti al Piacenza. E consente di affrontare con lucida praticità il mercato di metà stagione che sta per entrare nella fase più delicata. In cui Perinetti fa capire di indirizzare i propri sforzi - e quella della società – alla ricerca di pedine che sappiano completare l’organico e non intasarlo con l’ingrombranza dei nomi e dei cognomi. Il mercato, dunque, è aperto: non per esserci semplicemente, ma per migliorarsi. La strategia sembra chiara ed è pure convincente. Ed è la garanzia più pregiata. Al di là di quello che potranno pensare i più esigenti.

sabato 20 dicembre 2008

Il Francavilla ha un Sisalli in più

Daniele Sisalli non è solo un’opzione in più: E’ il tassello che, probabilmente, al Francavilla necessitava davvero. Il rinforzo più robusto che il mercato suplettivo avrebbe potuto portare. Quelle che, almeno teoricamente, dovrebbe rilanciare la pattuglia trainata da Mino Francioso e gli entusiasmi di patron Distante. Perché Sisalli, centrocampista largo di tecnica e scaltrezza, sa saltare l’uomo e rifornire l’artigliere di riferimento, senza dimenticare di puntare la porta in prima persona, quando si presenta l’opportunità. E sa accelerare le operazioni in mediana, dove il Francavilla – sin qui – ha macinato un calcio di sola quantità, talvolta lento e, quindi, sufficientemente prevedibile. Il Sisalli che ricordiamo a Fasano e a Nardò è energia utile per aprire il dispositivo di presidio avversario, soprattutto quello più munito. Ma, innanzi tutto, l’ingaggio del fantasista siciliano conferma la precisa volontà del club di allontanare il quartiere più scomodo della graduatoria. Al quale il Francavilla, un universo in continua evoluzione, non sembra essersi mentalmente abituato. Consapevole com’è che, per migliorare, manca l’approccio più giusto ai novanta minuti sul campo di casa. E Sisalli, da questo punto di vista, appare la carta più convincente da giocare.

venerdì 19 dicembre 2008

Una penalizzazione che non stravolge

Il punto di penalizzazione piovuto sul Brindisi (è la sanzione che segue la controversia economica con il siciliano Cassia, già sulla panca adriatica non troppo tempo addietro) sana appena un po' il morale della Nocerina, unica oppositrice attendibile nella corsa alla promozione, ma non stravolge la fisionomia della classifica della quinta serie. Sei punti di vantaggio (dei pugliesi) anzichè sette non modificano la sostanza delle cose, anche se la stizza rimane. Se non altro, perchè la formazione di Silva dovrà continuare essenzialmente a tutelarsi dal pericolo di credere di aver già ipotecato il campionato. Esprimendosi come si stanno esprimendo, piuttosto, Galetti e soci non perderanno la leadership: anche se una flessione, prima o poi, andrà collocata nel conto. Anche per questo, allora, sarà affare del tecnico cercare di congelare il quoziente di concentrazione e, soprattutto, adoperarsi affinchè la penalizzazione non diventi un antipatico ostacolo psicologico. Il calcio insegna che le contrarietà pesano di più su chi non è abituato a subirle. E che sono il banco di prova migliore attraverso il quale il campionato può davvero misurare lo spessore di una squadra di personalità come il Brindisi .

giovedì 18 dicembre 2008

Grottaglie, un pareggio per sperare

Il Grottaglie, adesso, cerca di capire quanto possano essere convenienti i pareggi. L’ultimo, contabilizato a domicilio di fronte al Bitonto, non può legittimamente soddisfare: né sotto il profilo psicologico, né dal punto di vista della produzione squisitamente calcistica. Ma alimenta ugualmente la classifica. Rilanciando le nostalgie: un punto per ciascun infortunio interno sofferto sin qui offrirebbe alla squadra di Orlando una collocazione diversa. Ma tant’è. Intanto, terreno infangato a parte, domenica D’Amblè e compagni hanno incontrato (e non superato) troppe difficoltà, in fase di possesso. E ritrovandosi spesso schiacciati in una zona di campo da dove è impossibile arrecare fastidio. Merito dell’avversario, evidentemente: ma non esclusivamente. Del resto il Grottaglie, deve cominciare a costruirsi la salvezza soprattutto in casa propria. Dove, ovviamente, è consigliabile raddoppiare le virtù agonistiche e applicarsi con scientifica cattiveria. Caratteristiche che, peraltro, non fanno parte del dna della squadra. Allora, il tecnico deve (giustamente) inventarsi altri punti fondamentali da cui ripartire e da cui, soprattutto, edificare la speranza. E parlare di un atteggiamento difensivo più consapevole. E del conforto numerico di un solo gol subito nelle tre ultime partite, cioè in quelle legate alla propria gestione. Un solo gol, quello di Torre del Greco, oltre tutto viziato da una scorrettezza (mani di Tortora). Orlando, effettivamente, non sbaglia. E la lievitazione del comportamento, nelle retrovie, va sottolineato. Anche se, da sola, questa qualità ritrovata non può bastare. Ma, se è vero che la fiducia in se stessi porta risultati, ben vengano queste considerazioni. Il rinsavimento non può avvenire che gradualmente. E il tempo per riparare i guasti , fortunatamente, c’è ancora.

mercoledì 17 dicembre 2008

Il buon senso dopo la tempesta

E, nel mezzo alla tempesta, improvvisamente si affaccia il buon senso. Il Taranto trova l’allenatore nuovo (Stringara) e, contestualmente, ritrova qualche altra cosa. Un briciolo di serenità, per esempio: che i fatti, però, dovranno incaricarsi di rendere trasparente, lontana dalle coordinate della semplice convenienza. E, in un certo senso, recupera anche il presidente Blasi, che - parole sue - si riavvicina alla società. All’ambiente, alla tifoseria, alla stampa, alla squadra: non senza minacciare, peraltro, tagli drastici all’organico (chi non vuole adeguarsi, vada pure: Blasi, oltre tutto, non ha dimenticato i fatti del dopo Taranto-Crotone). Il passo indietro dell’imprenditore manduriano in occasione della presentazione ufficiale del nuovo tecnico («Qualcosa ho sbagliato anch’io, ma solo per amore del Taranto», «Adesso ricompattiamoci», «Mi scuso di qualche situazione passata») è la vera novità delle ultime ore. E sembra sin d’ora un momento fondamentale: sempre che trionfi la sincerità, sulla quale non vogliamo dubitare. Addirittura, viene velocemente sancita la pace con l’emittente televisiva d’opposizione: cosa da non credere. Ma Taranto è questa. E, se permettete, è meglio così. Per tutti. Così come è più conveniente glissare sul caso-Selvaggi, archiviato molto più facilmente di quanto si potesse immaginare. E’, evidentemente, il prodotto della volontà. Della volontà di salvare la stagione. E la categoria. Oppure è la conseguenza della disperazione. Ma, se serve, va bene anche così. Erano tutti contro tutti. O quasi. Adesso, sono tutti con tutti. O quasi. Blasi, però, ha capito che la battaglia contro la città intera era una battaglia persa. E l’avvicinamento delle parti è un po’ la vittoria della città. Dell’ambiente. Non crediamo, però, che tutto possa rimarginarsi senza lasciare cicatrici, sul volto del Taranto. Ma sarà bene crederlo: almeno sino a maggio. Intanto, l’operazione di recupero di una parte di consenso è l’idea migliore che potesse venire al presidente. Forse è anche un’idea obbligata. Ma la più sensata, negli ultimi tempi.

martedì 16 dicembre 2008

Taranto, confusione totale

«C’è un clima troppo pesante. La situazione è difficilissima e non vedo spiragli». Selvaggi arriva, vede, dispone e, infine, si eclissa. In ventitre giorni, se i conti sono esatti. E’ dimissionario: ancora prima di completare il processo di rinnovamento tecnico, proprio mentre arriva il sostituto di Dellisanti (cioè il toscano Paolo Stringara), senza aver neppure sondato le praterie del mercato di ravvedimento. Sempre che, chi può sponsorizzare il rafforzamento, lo voglia davvero. Chiede scusa, permesso e va via. Lasciando un’impronta che svanisce, spegnendo l’energia del primo segnale. E, inevitabilmente, destabilizzando il già destabilizzato Taranto. Tanti saluti. Alla città, alla squadra e a Blasi. Con il quale non sappiamo di che qualità è, adesso, il rapporto. Sarà contento, magari, proprio Dellisanti, esautorato da un vicepresidente tramontato in fretta. E forse anche Galigani, un direttore generale buono per tutte le stagioni e per ogni tipo di società. E di proprietario. Uno sul quale, tra una lacrima e l’altra, il sole sembra non tramontare mai. Tanti saluti. Ma, sinceramente, non abbiamo decodificato nitidamente cosa si nasconde dietro questa decisione. Selvaggi, del resto, tra tante parole di circostanza e qualche nube di mistero, non ha rivelato il perchè. Che, magari, possiamo immaginare, supporre. Meglio, sospettare: ma i contorni della questione rimangono lo stesso tremendamente sfumati. Come tutti i contorni degli argomenti che avvolgono il Taranto. Un microcosmo dove manca sempre un tassello per completare il puzzle. «Il clima è troppo pesante». Fortuna che abbiamo Selvaggi, ad avvertirci. Non l’avevamo capito. E chissà se, nella soluzione partorita, pesa anche la vicenda-Di Canio (crediamo di sì). O, se preferite, l’opzione-Stringara: emersa senza l'assenso dell'ormai ex vicepresidente, promosso sul campo e immediatamente delegittimato. O la stessa questione-Dellisanti. O l’affaire-Galigani. Oppure altro ancora. Punto e a capo, allora. Con Stringara al centro della nave. Ecco, Stringara: non lo invidiamo. Conoscerà una delle piazze più controverse e sdrucciole del Paese: e chissà con quale protezione dovrà adoperarsi. Ritrovandosi a lavorare con l’obbligo di salvare la C1: perché la priorità è questa. Lunga vita, però, al Taranto. Che ci aiuta a pensare. Che ci aiuta ad affinare i sensi. Che ci aiuta a vivere il calcio machiavellico delle grandi piazze, dei grandi palcoscenici. Che ci dà sempre da scrivere. E da parlare. Lunga vita al Taranto. Che ci fornisce un assillo quotidiano: quello di indovinare cosa accadrà il giorno dopo.

lunedì 15 dicembre 2008

Bitonto, il mestiere necessario

L’erba bagnata è alleato leale. Ma il Bitonto di Grottaglie si cautela senza affanni, riuscendo anche ad occupare per tempi sufficientemente lunghi la metà campo jonica. E, comunque, limitando le argomentazioni avversarie, con mestiere e risolutezza. Anzi, finendo con il maledire quel penalty scagliato sulla traversa da Infantino, nel corso della seconda parte della gara. Ovvero l’occasione più vera (da una parte e dall’altra) di un match un po’ bloccato e privato di qualsiasi delicatezza tecnica. Dove conta il sugo del risultato e dove la ricerca dello score condiziona e, chiaramente, avvilisce lo spettacolo. Nel grigio meteorologico, uno degli scontri tradizionalmente più animosi della quinta serie scivola a fatica, è vero: Ma, in definitiva, promuove il collettivo guidato da Ruisi, sempre spigoloso e pratico, essenziale e poco estetico. Proprio quello che serve per ottenere l’obiettivo. Che, a questo Bitonto, non dovrebbe sfuggire. Anzi, confermiamo le prime impressioni rischiate agli albori del torneo: senza dimenticare i cali di tensioni, che pure fanno parte del copione. E puntiamo nuovamente sulla quantità sgraziata di Caccavale e soci.

domenica 14 dicembre 2008

Lecce, si ricomincia

In campo c'è il Napoli. Forse la realtà più eccitante del campionato più ruvido d'Europa. Ma c'è solo il Napoli. Nel senso che il Lecce, al San Paolo, partecipa: ma nella ripresa è come se se non ci fosse. Soccombendo: questa volta per tre a zero. Senza potersi troppo lamentare. Più o meno come a Genova, quindici giorni addietro. O come sull'erba di casa, contro la Roma. La gente di Beretta comincia ad assentarsi troppo spesso: e le conseguenze si materializzano brutalmente sulla classifica. Perdere, è ovvio, si può. E, talvolta, si deve. Perdere senza ribellarsi troppo, però, fa male. Soprattutto se accade spesso. La partenza convinta è già bruciata. La dote (i punti e la credibilità) guadagnata nella prima fase del torneo è già spesa. Adesso il Lecce si è totalmente immerso in un altro contesto. Il suo contesto. Un contesto di sudore acido e fatica muta. Adesso sarà battaglia dura, timori e ansie. Ritrova il palcoscenico antico della lotta per non affondare. Da qui in poi, dovrà agitare il coltello affilato. E rispolverare le vecchie abitudini. Si ricomincia.

sabato 13 dicembre 2008

Foggia, un problema da risolvere

Il dissolvimento dell’efficacia del Foggia allo Zaccheria (due pari di sèguito contro Benevento e Paganese, dopo una striscia stimolante di successi) aveva sbriciolato qualche sensazione e inaridito qualche germoglio di certezza. I cinque gol (a tre) di Lanciano, nell’ultima manche del torneo di terza serie, hanno invece duplicato i dubbi sulla tenuta della formazione di Novelli oltre confine. Spiegando qualche altra cosa: che, magari, in mezzo al campo la squadra necessita di maggior copertura, in determinate situazioni. La copertura che possono assicurare quattro uomini, invece di tre. E che, probabilmente, questo Foggia non può permettersi di attendere sempre e comunque gente come Del Core e Salgado: valori aggiunti che, in trasferta, offrono oggettivamente meno. Abbastanza spesso. Meno di quanto sia lecito e logico sperare. E non solo perchè un modulo versione-trasferta (dunque, meno spregiudicato) riesce puntualmente a limitarli. Il Foggia, in questo momento, è al di là dell’area dei playoff. Ma questo non è un problema: il campionato, quello vero, debutta a marzo. Non prima. Preoccupa di più l’impegno di domani, anche se si torna a pestare le zolle di casa. Arriva la Ternana e, al suo fianco, l’occasione di dimostrare che la squadra non si è lasciata inghiottire da un’involuzione che si chiama appiattimento Ecco, questo è un problema. Da risolvere.

venerdì 12 dicembre 2008

Taranto, cinque giorni di stand by

Oggi è il giorno. Forse. Il giorno in cui il Taranto si doterà di un nuovo allenatore. E sì, perchè Dellisanti, domenica sera, è stato spazzato via dall'ansia del rinnovamento o da certi giochi sotterranei e intestinali, o magari da qualche altra motivazione che ci sfugge. Che i risultati e un certo scollamento all'interno della squadra hanno finito per ipervalutare. Oggi, forse, è il giorno. Di Paolo Di Canio, sempre che si convinca a barattare il sogno inglese con la dura realtà dei due Mari, o di qualcun altro. Nel frattempo, la squadra fa da sola, sotto lo sguardo attento di Gianfranco Degli Schiavi. E sì, perchè in questi giorni il presidente Blasi ha lavorato in Grecia. Perchè il vicepresidente Selvaggi ha sbrigato impegni propri in Germania. E perchè lo stesso Di Canio ha cercato contatti oltre Manica. E perchè il direttore generale (ancora in carica?) Galigani ha navigato chissà dove. Oggi è venerdì, anticamera della domenica, cioè di un nuovo impegno di campionato. E il Taranto, mentre scriviamo, non possiede ancora un coach. Il sospetto è che, nel mare magno dell'incertezza, al di là dei torti e delle ragioni di ciascuno, il club abbia sbagliato anche la tempistica di un avvicendamento consumato a metà.

La cronologia dei fatti, a giornata in corsa, allontana l'ipotesi-Di Canio, sufficientemente suggestiva e, proprio per questo, difficilmente realizzabile. E, secondo alcune indiscrezioni, avvicina la soluzione-Selvaggi: cioè, un'alternativa che non sorprende. Come previsto da questo blog esattamente sette giorni fa.

giovedì 11 dicembre 2008

Il Monopoli sale ancora

Questione di equilibri. E di sicurezza guadagnata. Punto dopo punto, l'autostima si rafforza. E le operazioni, sul campo, riescono meglio. Il Monopoli accetta con soddisfazione anche il punto di Manfredonia e allunga la striscia di risultati. Da un po', il vento soffia alle spalle. Da un po', la squadra di Geretto segna con continuità. E, da un po', trova gli argomenti giusti. Gestendo meglio il campo e fortificando la propria personalità. Più sette punti dal limite dei playout consentono un sereno proseguimento e una pianificazione del futuro più consapevole. E i quattro di disavanzo dal quartiere dei playoff non incoraggiano ancora a sognare. Meglio così: il Monopoli non deve distrarsi dall'obiettivo principale e, soprattutto, non deve supporre troppo di se stesso. Viaggiare a fari spenti deve essere, piuttosto, un conforto per chi si sta costruendo un'identità, costata fatica e mesi di lavoro, spesso oltraggiato (e minacciato) da una partenza affannata. Un'identità più o meno coincisa con il rasserenamento della situazione societaria: e, ovviamente, questo non è solo un caso.

mercoledì 10 dicembre 2008

Lecce, è il momento di osare

Certe volte, la Juve è una squadra normale. Proprio come domenica passata. Ma che può arricchirsi dell'ispirazione di un singolo che si eleva: Giovinco, per esempio. Il Lecce, però, è uno sparring partner che può cadere nella distrazione. Oppure, fidarsi di chi non deve. Allentare la concentrazione, abbassare i ritmi. E pensare di aver recuperato un pareggio: che, talvolta, non è poi una cattiva dote. La sconfitta, tuttavia, è uno schiaffo per la gente di Beretta: illusa e disillusa in pochi minuti. Uno schiaffo che brucia. E che, comunque, non complica troppo la classifica. Anche se il presente è meno attraente del recente passato. Il Lecce, però, non è più quello che ha inaugurato il torneo. Si assenta un po' di più. E un po' di più, inevitabilmente, concede. Troppo spesso, deve rincorrere il risultato: e non sempre ci riesce. Facile capire che, a questo punto, cautelarsi e attendere non può pagare sempre. In certe situazioni, occorre anche aggredire, osare. Il Lecce che si difendeva e resisteva si è un po' perso. E, allora, urge un collettivo che sappia anche imporre le proprie idee. E prevenire il pericolo. Non è troppo tardi per cominciare. Ma, ora, serve una mentalità più aperta. E un atteggiamento che sappia modellarsi alle esigenze.

martedì 9 dicembre 2008

Il Gallipoli rassicura se stesso

I problemi del Taranto da una parte. E un Gallipoli pratico e solido dall’altra. Il derby dello Iacovone promuove l’entusiamo e l’esigenza di confermarsi della gente di Giannini. Inutile nascondersi: l’ambiente, al di là del logico ottimismo, non sottovalutava lo spessore dell’impegno e la pericolosità di un confronto diventato peraltro (e pure troppo presto) impari. Né nascondeva a se stesso una certa apprensione: anche perché conservare la vetta significava soprattutto uscire dall’equivoco della tenuta della squadra fuori di casa. Gallipoli accorto e intenso, allora. Niente affatto effervescente e fantasioso. Ma premiato: perché approfitta delle situazioni, riuscendo a penetrare nelle difficoltà dell’avversario. E perché sa interpretare tatticamente gli sviluppi del match. Qualità che, in determinate situazioni, contano di più della giocata esteticamente preziosa e delle folate che disarmano o abbattono il nemico. Ecco, dal Gallipoli attendevamo innanzi tutto questo tipo di risposta. Perché la giocata scaturirà puntualmente sul sintetico di casa, dove il campo e il tifo amico riescono a sospingere. E dove l’esuberanza tecnica della squadra troverà sempre spazio e circostanze favorevoli. Questa volta, invece, volevamo conoscere la robustezza del collettivo. E il Gallipoli ha rassicurato la piazza e, prima di tutto, se stesso.

lunedì 8 dicembre 2008

Aspettando Zotti

Break. Il Noicattaro trancia l’ennesimo momento difficile e recupera posizioni. Il due a zero imposto all’Aversa è ossigeno puro. Non è sempre irreprensibile, la squadra di Sciannimanico. Ma, quando si ricorda di accelerare, riesce anche a sfondare e quasi a convincere. E, talvolta, a vincere. Non era e non è formazione che brilla per continuità di rendimento: anche per questo, del resto, la sofferenza è un problema che accompagnerà Sassanelli e soci sino in fondo, probabilmente. Ma l’ultimo match consiglia di provare sempre a proporsi, a flirtare con il gioco. E non a navigarci attorno, come accaduto ultimamente. Anche a Gela, nell’ultima trasferta. Sarà meglio ricordarlo: soprattutto se, come si sente argomentare, dovesse ritornare da Barletta il fantasista più amato, Zotti. Che lì non aggredito i cuori della gente, ma che a Noicattaro potrebbe ritrovare la sua dimensione, il suo passo, le sue intuizioni. E che accrescerebbe il tasso tecnico del collettivo dotato del maggior numero di piedi buoni tra quelli impegnati nella corsa alla salvezza. Un dettaglio. E chissà, un auspicio. Magari, un indizio.

domenica 7 dicembre 2008

Cade Dellisanti, decide Selvaggi. Da solo?

Facciamo ordine. O, almeno, proviamoci. Selvaggi, vicepresidente esecutivo, è l’uomo nuovo di Blasi, plenipotenziario del Taranto inviso all’ambiente ed emotivamente lontano dagli affari più terreni del club. Selvaggi ha già picconato il direttore generale Galigani, uomo fedele alla linea dell’imprenditore manduriano. E, pensandoci bene, in settimana ha anche attaccato le posizioni del suo datore di lavoro. Infine, in coda al derby (perso) con il Gallipoli, si è assunto la responsabilità di sottrarre la panchina a Franco Dellisanti. Dribblando -cioè sopravanzando- oppure anticipando il pensiero del patron. Verso il quale proprio Dellisanti ritiene di riporre ancora gratitudine: lasciando così intendere che la decisione è unilaterale. Ovvero, di Selvaggi. Che, vale ricordarlo, non possiede portafoglio, ma solo un certo appeal. Comunque si legga, allora, il momento attuale del Taranto è un acquarello di tinte fosche. Dietro cui emerge un’aria strana. Innanzi tutto perché, a questo punto, è difficile intuire chi comanda. Cioè chi si assume l’incarico delle decisioni. Anche se tutto lascia supporre che esista una strategia di fondo ben studiata, ma dai contorni distorti: strategia evidentemente condivisa dal vertice (sinceramente, non riusciamo a credere al contrario), ma occultata dal gran ballo delle convenienze personali. Sicuramente, l’ingresso di Selvaggi in società ha provocato qualche scossone: e, di questo, non dubitavamo. Certamente, ha complicato il percorso di Dellisanti: e anche questo particolare non ci sorprende. Né ci sorprende, di per sé, il provvedimento di esonero: già scritto. E non solo da un derby maligno. O da una classifica divenuta complicata che, ovviamente, avalla il cambio di panchina. Intanto, Dellisanti ammette rammarico e sorpresa. Noi, però, non ci accodiamo: perché controfirmare sempre e comunque i piani societari non offre automaticamente un salvacondotto duraturo. L’aziendalismo, del resto, non paga mai: chi comanda si tiene sempre la ragione e il dipendente deve inchinarsi. Del resto, questa vicenda era ampiamente prevedibile. Anzi, prevista. Come scrivemmo nel mese di luglio e anche il primo settembre: basta sfogliare questo umilissimo blog per ottenere conferma. Anche se, oggi, la rabbia del tecnico si riversa su un nome e un cognome salito su un autobus in corsa da due settimane e non di più. Cambiando l’ordine dei personaggi, però, il prodotto non cambia.

Immediata, precisa. La conferma arriva. Cioè, Blasi sottoscrive il provvedimento. E applaude. Scongiurando, se non altro, un nuovo imbarazzo. Restano, invece, i problemi. E tutte le distonie.

sabato 6 dicembre 2008

Bari, inutile attesa

Due gol nell’ultimo quarto di match e l’Empoli si apparta in classifica. Un’attesa timida e il Bari si arresta. La sconfitta nell’anticipo del venerdì vive di motivazioni diverse: l’appetito dell’avversario, la cifra tecnica superiore dei toscani, un’intuizione individuale (Poggi è bavo a preparsi il punto del vantaggio), un penalty che chiude i giochi poco prima del novantesimo, la prestazione inespressiva di qualche singolo di qualità (Kamata, ad esempio), l’insufficiente spessore nella zona nevralgica del campo (Donda, per la cronaca, è nuovamente confinato in panchina) e una certa reticenza nell’accelerazione dei ritmi. Ma racconta anche e soprattutto di un Bari che aspetta l’esito della manovra altrui: amministrata anche con saggezza, per più di un tempo. Operazione buona a limitare l’Empoli, ma non ad impensierirlo. La squadra di Conte, cioè, assiste, ma non graffia. Calcolando (male) le esigenze e le possibilità della capolista. Che, alla fine, passa. Scoprendo di aver improvvisamente smarrito la voglia (o la forza) di aggredire, di imporre le proprie idee. Requisiti che, talvolta, nella fase d’avvio del torneo, erano serviti a promuovere il proprio calcio e la propria candidatura nell’aristocrazia della B. Campionato in cui non è assolutamente obbligatorio vincere, ma dove è sempre consigliabile provarci. E dove il Bari, nelle gare che devono qualificare definitivamente il lavoro svolto, dimentica spesso di confermarsi. Questione di limiti strutturali, evidentemente: sui quali sarà prezioso lavorare. E, in funzione dei quali, pazientare.

venerdì 5 dicembre 2008

E ora parla anche Selvaggi

Premessa: sul recente ingresso nell’organigramma societario del Taranto di Franco Selvaggi, vicepresidente più o meno esecutivo, avevamo glissato. Volutamente. In attesa di spunti di riflessione, di dichiarazioni ufficiali. Di fatti. Evitando di cadere nei pericoli del ricordo: del ricordo di Selvaggi in riva a Mar Piccolo. Prima in qualità di giocatore (esperienza largamente positiva) e, più tardi, di allenatore (permanenza negativa: tecnicamente e caratterialmente parlando). Ed evitando di lasciarci fuorviare dalle chiacchiere della piazza. O dalle previsioni velenose: che avevano presentato l’operazione come un inutile fregio, senza sostanza. E che avevano elevato il personaggio al ruolo di parafulmine del presidente Blasi. In mezzo alle guerre sotterranee di un club che sembra non possedere più né punti di riferimento, né molto futuro. Parafulmine o, se preferite, uomo immagine: buono, magari, a sostituire Dellisanti, se dovesse materializzarsi l’occasione. Oppure Galigani, direttore generale che – insinua qualcuno – potrebbe aver esaurito anche la ferrea intesa con l’imprenditore manduriano. Selvaggi, peraltro, nei primi giorni ha navigato le acque silenziosamente: forse in attesa di capire. Forse per non sbagliare. L’opinione pubblica non ha decodificato. E, comunque, non ha gradito. Reclamando una posizione ufficiale del nuovo vicepresidente. O un semplice pensiero. A Cava dei Tirreni, domenica, in coda ad un match traumatico, Selvaggi ha addirittura dribblato la stampa. Perdendo qualche punto nella patente della fiducia popolare. Il silenzio, però, è durato poco. L’uomo di Pomarico, a metà settimana, ha parlato. Distanziandosi dalle dichiarazioni di Galigani e dello stesso Blasi, assolutamente poco teneri nei confronti della squadra. E non solo per la disfatta di Cava. Squadra che, evidentemente, non è stata perdonata della sollevazione del mese scorso, al termine dell’incontro casalingo con il Crotone. Malgrado la pubblica pace sancita dai teleschermi. Tranquilli, allora: Selvaggi sa esprimere la propria opinione. E, soprattutto, ha conquistato una posizione: vicino alla squadra. Questo è un dato. Che va inserito, però, in un contesto più ampio. Che deve tenere presente un paio di domande. La prima: le dichiarazioni, parallele e congiunte (e, dunque, sospette) di Blasi e Galigani alla stampa nazionale, cosa nascondono? O meglio: dove vogliono ammarare? La seconda: le differenti correnti di pensiero sono assolutamente naturali o sono parte integrante di una strategia unica e attentamente studiata? Perdonate la diffidenza: ma qui si parla del Taranto. Un mondo a parte dove tutto è possibile. E anche di più.

giovedì 4 dicembre 2008

Un Andria a metà

Quello di Melfi era un derby. Per la carta geografica e anche per la gente. E i derby, è chiaro, sono capitoli a parte. L’Andria, nella trasferta lucana, si ferma a metà e rimedia un solo punto, scoprendo poi di avere ragioni solidissime per rammaricarsi. Con se stesso, innanzi tutto. Non sfrutta il momento difficile dell’avversario, non sfrutta la traiettoria di una gara che sta sorridendo. Non si impossessa della situazione e, in coda al match, divide il risultato. Dopo aver cercato di governare la reazione altrui, ma senza riuscirci. Coach Di Leo, davanti ai microfoni, ne è consapevole. Senza disperarsi, certo. Anzi, spendendo nuove parole di ottimismo: perché la classifica si muove lo stesso. Perché, in un ambiente caldo e passionale, è preferibile attutire le sensazioni e limitare i rumori. O, forse, anche perché il tecnico sa, in fondo, di non poter chiedere troppo alla sua squadra. L’Andria, al momento opportuno, riesce a dare quello che può. E mai un qualcosa di più. Il suo campionato, superati i disagi di inizio stagione, è questo. E anche così può andare bene. Del resto, la concorrenza non sa sprintare e la zona playoff è sempre vicina. Anche se le occasioni non raccolte fanno pensare. E anche se un derby (vinto) avrebbe sponsorizzato l’appetito.

mercoledì 3 dicembre 2008

Francavilla, nervi scoperti

Il pareggio indigesto legittima l'urgenza della rivisitazione dell'organico. Che, nella realtà, viene però pianificata abbondantemente prima. Com'è consuetudine ormai consolidata, nel Francavilla. Patron Distante non è contento della squadra e del suo comportamento. Da un po'. E non lo nasconde. Alla ripertura delle liste di trasferimento, allora, ecco un paio di nomi nuovi: Perrelli, centrocampista appena transitato dalla Neapolis, e un difensore, Romeo, arrivato dalla Calabria. Contestualmente, poi, tre movimenti in uscita: Falanca, Foderaro e Piumetto. E chissà che, più avanti, non accada altro. Perchè troppe esitazioni sono pericolose e il pericolo è meglio prevenirlo. Dopo tutto, poi, rimescolare gli uomini ha assai giovato, proprio l'anno scorso. Quando non manacarono le tensioni, prima dello sprint che portò alla promozione. Questa volta, invece, è diverso: l'idea è quella di salvare la serie D. Sempre e comunque. Obiettivo per il conseguimento del quale necessita, sul campo, un'atteggiamento più reattivo e un calcio più fluido. Più movimento e più elasticità. Ingredienti mancati anche contro il Bitonto, domenica, in casa. Dove non si vince da tanto tempo. E dove, ripetutamente, viene a difettare la tranquillità. E sì: il Francavilla, disagi tecnici e tattici a parte, sembra prigioniero anche e soprattutto del proprio nervosismo. Anche l'ultimo match (spigoloso, scorbutico, cattivo, brutto) è completato senza tutti gli effettivi (espulso Travaglione, a cui si aggiunge il recidivo coach Francioso): e, se i conti sono giusti, il numero dei cartellini rossi, dall'inizio del torneo, è già salito a dieci. Troppi.

martedì 2 dicembre 2008

Il Taranto riappassisce a Cava

Remissivo e sgranato. Il Taranto riappassisce a Cava dei Tirreni, lasciandosi inghiottire da una classifica che sa di playout. Sul campo, anzi, la squadra di Dellisanti è addirittura la quart'ultima forza del campionato: perchè anche la Juve Stabia, penalizzata, ha raccolto di più (diciassette punti contro i sedici degli jonici). Latita la personalità e manca anche la produzione: tanto da far riflettere e preoccupare persino il suo nocchiero, tradizionalmente ottimista e fiducioso della qualità del proprio lavoro e delle possibilità dei suoi uomini. Questa volta lo stratega di San Giorgio non si appella neppure al concetto di sfortuna, che in realtà vorrebbe coprire il disagio di un elenco degli arroluabili limitato: numericamente e non solo. Una verità che, se ammessa pubblicamente, potrebbe alleviarne le responsabilità. Aziendalismo a parte, Dellisanti comincia a incontrare quarti d'ora difficili. Crocifisso com'è da quella decisione di lanciare, sin dal primo minuto, un difensore giovane e inesperto come Cesareo. Operazione, di per sè, lodevole: al di là dell'esordio difettoso. Ma inevitabilmente corrotta dagli sviluppi del campo. Del resto, affidarsi alla gioventù può pagare. Ma può anche arrecare cattivi effetti: come nel caso specifico. Non può essere, tuttavia, solo una scelta coraggiosa e pure lungimirante ad accusare il tecnico: semmai, il problema abita nella tempistica della decisione (il ragazzo viene travolto dagli accadimenti e deraglia). Ma è, soprattutto, la scelta di lasciare ancora una volta in panchina l'ex titolare Pastore a non soddisfare. E non perchè Pastore sia insostituibile o necessario. Ma perchè, a fronte di un'emergenza tecnica, l'esperienza non può essere troppo facilmente ignorata. A meno che, sotto, non esistano cause così decisive da giustificare l'esclusione del centrale campano dall'undici di partenza. Ipotesi che l'allenatore, con forza, respinge. Allegando motivazioni squisitamente tecniche: alle quali crediamo. Perchè Dellisanti non accetta ingerenze, da sempre. Eppure, anche così, qualcosa non ci convince. Se non altro, perchè il primo rischio è quello di perdere definitivamente un giocatore sul quale, prima o poi, occorrerà contare. Proprio perchè l'organico non è ricco e la società non è poi troppo desiderosa di spendere ancora, alla riapertura del mercato. Il secondo rischio, invece, è quello di incrinare gli equilibri dello spogliatoio. Sempre che il processo di disgregazione non sia già cominciato.

lunedì 1 dicembre 2008

Gallipoli: fantasia, potenza e primato

Fantasia e potenza. Cioè, il potere. Il Gallipoli, adesso, sorveglia il campionato di terza serie. Sorveglia e detta il ritmo. La fantasia è quella di un gruppo qualitativamente al di là della media. Ed è quella nascosta nelle scarpe di Ciro Ginestra, che abbellisce una gara degna e demolisce il Crotone, ex leader del raggruppamento, nello scontro al vertice del Bianco. La potenza è nella convinzione e nell'entusiasmo della squadra di Giannini, che davanti al pubblico amico fallisce difficilmente. Riuscendo ad appaltare un primato che fa storia: mai, prima di ora, il Gallipoli aveva raggiunto un livello di aristocrazia che lascia liberi di sognare. Bello e vincente. Solido e motivato. Questo è il Gallipoli che invoglia: diametralmente opposto da quello innocuo e spento di Benevento. Questo è il Gallipoli che sorpassa e che, finalmente, coglie il senso esatto di una sfida diretta. Una di quelle storicamente indigeste. In coda alla quale resta mezzo campionato intero e qualche spicciolo dell'altra metà: una vita o quasi. In cui il destino obbligherà la nuova capolista ad esibire, oltre alla fantasia e alla potenza, anche gli attributi. Adesso è il momento di mostrarli, di usarli. Perchè adesso si fa sul serio. E perchè, adesso, la gente che tifa chiederà di più. Già a Taranto, nel derby dello Jonio. Molto presto: appena domenica prossima.