giovedì 17 luglio 2014

Brindisi, alta velocità

Il mercato è adesso. Ma, in D, ci sono club che viaggiano veloci e società che marciano lente. La questione ripescaggi c’entra pure, seppur marginalmente. Il contante, in realtà, è scarso e molte strutture, amministrativamente parlando, si sforzano di reinventarsi. Poi, chi deve scendere in campo prova ancora ad approfittarne: consapevole del fatto che, più avanti, dovrà accontentarsi di quel che trova. E, se in Campania è sostanzialmente tutto abbastanza fermo (tre le eccezioni: la Neapolis di Moxedano, l’Agropoli di Cerruti e il Torrecuso guidato dal sangiorgese Dellisanti, mentre Scafatese e Sarnese provano a galleggiare), le pugliesi preferiscono attendere. Un nuovo proprietario (il Taranto, il Grottaglie), la categoria in cui affrontare la stagione (il Martina), un’iniezione di energie fresche (il Gallipoli), qualche idea (il Manfredonia, il San Severo), un po’ di chiarezza gestionale (l’Andria), gli under per irrorare il progetto giovane e meno dispendioso varato a giugno (il Monopoli). Mentre, proprio negli ultimissimi giorni, si è risvegliato il Bisceglie (Canonico accetta le rassicurazioni di Palazzo di Città e resta al timone, quindi arrivano l’allenatore De Luca e qualche rinforzo niente male). Del lotto regionale, infine, resta il Brindisi. Quello che corre più di tutti. Patron Flora si è fidato un’altra volta delle promesse e dei brindisini. Ma, soprattutto, del supporto dell’assessore Ingrosso: che, in pratica, dovrà assicurare gli sponsor che saranno chiamati ad affiancare i sacrifici personali dell’imprenditore barese. Che, appunto, rilancia. L’operazione serie C è partita. Rumorosamente. Undici acquisti, tutti di spessore, in pochi giorni. Molinari, Ciano, Terracciano, Oliveira: ma non solo. Ai quali, vedrete, si accosteranno altri colpi (il dodicesimo è in dirittura di arrivo). Il campionato della nuova quarta serie non possiede ancora un elenco di partecipanti definitivo, ma già dispone di una superfavorita: la squadra riaffidata a Chiricallo. Undici acquisti e, garantiamo, un impegno economico non indifferente. Anche se i costi non sono più quelli di qualche anno fa. L’effetto immediato è il grande entusiasmo che torna sulle rive dell’Adriatico. Il felice avvio della campagna abbonamenti, peraltro, descrive chiaramente il momento storico. Per il momento, però, tutto il carico gestionale si poggia sulle spalle del presidente. Che, come sempre, non si nasconde: uniti si può, sparigliati si perde. Messaggio chiaro: se gli sponsor non dovessero affiancarsi, mantenere un tenore di vita così alto diventerà improponibile. E, in quel caso, a gennaio diventerà obbligatorio riesaminare la pratica (in realtà, Flora usa parole diverse, più morbide, politicamente più corrette: ma chi vuol capire, capisce). Questi, tuttavia, sono giorni lieti e non è neppure giusto appesantirli. E poi, il ritiro precampionato è imminente. Da qui in avanti, toccherà essenzialmente a Chiricallo lasciar quadrare i valori tecnici. E mettere assieme tante personalità spiccate all’interno dello spogliatoio: cioè, esattamente il compito che il tecnico si auspicava di dover sbrigare. Ovvio, non gli difetterà il coraggio. Anche se proprio l’abbondanza di personalità, oggi, sembra l’unico ostacolo tra Brindisi e la serie C. Almeno sul campo.  

mercoledì 16 luglio 2014

Il Taranto ad un bivio. Con molte incertezze

Forse sì, forse no. Decidersi è delicato, faticoso. Perché le anime che attraversano (e condizionano) il ménage quotidiano del Taranto sono diverse, agguerrite e apertamente contrapposte. Perché le frizioni si accumulano e perché qualcuno, dietro la tastiera di un computer, va un po’ al di là del consentito. Ma anche perché chi vorrebbe comprare, probabilmente, non ha saputo (o voluto) spingersi oltre un limite invisibile: quello nascosto tra l’incertezza e i timori. Il club jonico, oltre un mese dopo l’inizio della trattativa tra i soci uscenti e la famiglia Campitiello, campani sponsorizzati dal tarantino Francesco Montervino, è però ancora in mezzo ad un bivio. Tra l’ipotesi una due diligence e il fuoco incrociato dei comunicati stampa. La situazione, capirete, comincia a preoccupare. Soprattutto perché la Fondazione Taras, garante e traghettatrice dell’operazione, sembra lentamente fratturarsi (hanno lasciato, proprio nei giorni scorsi, il presidente e altri due soci del direttivo). Non ci soffermeremo, tuttavia, sui dettagli di una cronaca infinita, che muta di colori e umori almeno tre o quattro volte al giorno, senza sosta: non ne abbiamo il tempo e neppure la voglia. E, poi, ormai, esistono i motori di ricerca: e anche i meno attenti potranno documentarsi, se lo riterranno opportuno. Ma non dimentichiamo il clima avvelenato che sta attraversando la città: e che ha coinvolto quasi tutti i contendenti. Perché di contendenti, alla fine, si tratta. A partire dal presidente Nardoni, pronto a denunciare – così come il suo ex vice Petrelli, prima di lui - le minacce ricevute nel corso di questa querelle un po’ stucchevole. I tempi, intanto, si dilatano. E la lista dei misteri si infittisce. Il Taranto ha già perso, ad esempio, un big come Molinari, già tesserato dal Brindisi. E, innanzi tutto, ad oggi non possiede né un padrone certo, né un progetto tecnico. Progetto che, se la trattativa del passaggio di proprietà dovesse saltare, sarà necessariamente riaffidato al gruppo di lavoro coordinato da Nardoni: cioè, un dirigente abbondantemente (e troppo in fretta) sfiduciato dalla piazza, osteggiato dalla Fondazione Taras e, di conseguenza, non sappiamo quanto motivato a ripartire. Un presidente che, nello scetticismo dilagante, dovrà eventualmente ripianare un deficit di gestione niente affatto leggero. E, nell’altro caso, progetto finalmente accolto dai fratelli Campitiello: probabilmente, ancora dubbiosi di una scelta che, nel tempo, è diventata sofferta. E, comunque, come dimostra il recentissimo dietrofront, già spaventati dalla complessità e dall’umoralità di una piazza difficile da gestire. E da capire.