mercoledì 3 settembre 2014

Il Lecce e i fantasmi del passato

Terzo anno consecutivo di C: e sembra già un’antipatica abitudine. Ma il Lecce, in terza serie, ci è interamente dentro. E dovrà necessariamente adattarsi, una volta per tutte. E sgomitare, soffrire. Più di prima. Anche perché, se il tempo passa invano, il rancore aumenta. E si alimenta il pessimismo, così come la pressione, la tensione, il nervosismo. Si riparte e, fortunatamente, si riparte con gli stessi presupposti del campionato appena trascorso e di quello ancora precedente: per vincere. Non ci sono fraintendimenti che reggano: anche in questa occasione, la famiglia Tesoro punta alla prima piazza. La sola che dà il diritto a partecipare alla prossima serie B. La questione playoff, del resto, da questa stagione è molto più complicata: con tre gironi e quattro promozioni complessive, capirete immediatamente il motivo. L’assalto alla promozione, poi, è una faccenda che riguarda un gruppo di candidate davvero niente male: dettaglio che non tranquillizza per niente. Si riparte per vincere: anche in mezzo alle polemiche. La società e l’amministrazione comunale non si risparmiano il fuoco incrociato, che bene non fa all’umore dell’ambiente. Anche se l’opinione pubblica ritiene la squadra, riveduta e corretta in estate, sufficientemente temprata. Ecco, la squadra: esordisce sull’onda emotiva della sua qualità, sboccia sul bagaglio tecnico dei singoli e comincia a nutrirsi degli episodi: ad Aprilia, che ospiterà l’intero torneo della matricola Lupa, terza realtà del calcio romano, il Lecce forza immediatamente il risultato e, in qualche modo, prenotando il primo successo di un lungo cammino. Ma, alla distanza, riemergono certi limiti appartenuti alle formazioni di ieri ed avant’ieri. Miccoli e soci non sanno governare il parziale, non si dispongono a blocco unico e disperdono la chance. Vince la Lupa, in rimonta: ed è sùbito malumore. L’estro e la giocata, più o meno isolata, non bastano: come sempre. Il Lecce, piuttosto, ammette i primi scompensi di continuità. Troppo presto, ovviamente, per esprimersi: ma le ultime esperienze maturate nel Salento ammoniscono e allarmano, diciamolo pure. Il passato recente, inevitabilmente, incide. E, ancora più tenacemente, inciderà: soprattutto se la traiettoria della formazione dello squalificato Lerda non dovesse coincidere con il solco delle ambizioni. La gente che tifa potrebbe non essere troppo disposta a perdonare e ad attendere: il pericolo è anche questo. E fa male doverlo sottolineare già dopo soli novanta minuti di calcio vero. E di Lecce ancora distante dalla realtà del campionato. E, forse, di nuovo esuberante di pedine pregiate, ma anche sconosciute ai campi della C.