Terzo anno consecutivo di C: e
sembra già un’antipatica abitudine. Ma il Lecce, in terza serie, ci è
interamente dentro. E dovrà necessariamente adattarsi, una volta per tutte. E
sgomitare, soffrire. Più di prima. Anche perché, se il tempo passa invano, il
rancore aumenta. E si alimenta il pessimismo, così come la pressione, la
tensione, il nervosismo. Si riparte e, fortunatamente, si riparte con gli
stessi presupposti del campionato appena trascorso e di quello ancora
precedente: per vincere. Non ci sono fraintendimenti che reggano: anche in
questa occasione, la famiglia Tesoro punta alla prima piazza. La sola che dà il
diritto a partecipare alla prossima serie B. La questione playoff, del resto,
da questa stagione è molto più complicata: con tre gironi e quattro promozioni
complessive, capirete immediatamente il motivo. L’assalto alla promozione, poi,
è una faccenda che riguarda un gruppo di candidate davvero niente male:
dettaglio che non tranquillizza per niente. Si riparte per vincere: anche in
mezzo alle polemiche. La società e l’amministrazione comunale non si
risparmiano il fuoco incrociato, che bene non fa all’umore dell’ambiente. Anche
se l’opinione pubblica ritiene la squadra, riveduta e corretta in estate,
sufficientemente temprata. Ecco, la squadra: esordisce sull’onda emotiva della
sua qualità, sboccia sul bagaglio tecnico dei singoli e comincia a nutrirsi
degli episodi: ad Aprilia, che ospiterà l’intero torneo della matricola Lupa,
terza realtà del calcio romano, il Lecce forza immediatamente il risultato e,
in qualche modo, prenotando il primo successo di un lungo cammino. Ma, alla
distanza, riemergono certi limiti appartenuti alle formazioni di ieri ed
avant’ieri. Miccoli e soci non sanno governare il parziale, non si dispongono a
blocco unico e disperdono la chance.
Vince la Lupa,
in rimonta: ed è sùbito malumore. L’estro e la giocata, più o meno isolata, non
bastano: come sempre. Il Lecce, piuttosto, ammette i primi scompensi di
continuità. Troppo presto, ovviamente, per esprimersi: ma le ultime esperienze
maturate nel Salento ammoniscono e allarmano, diciamolo pure. Il passato
recente, inevitabilmente, incide. E, ancora più tenacemente, inciderà:
soprattutto se la traiettoria della formazione dello squalificato Lerda non
dovesse coincidere con il solco delle ambizioni. La gente che tifa potrebbe non
essere troppo disposta a perdonare e ad attendere: il pericolo è anche questo.
E fa male doverlo sottolineare già dopo soli novanta minuti di calcio vero. E
di Lecce ancora distante dalla realtà del campionato. E, forse, di nuovo
esuberante di pedine pregiate, ma anche sconosciute ai campi della C.