sabato 27 settembre 2014

La settimana difficile del Brindisi

La settimana più difficile del Brindisi arriva presto, all’alba della stagione. Nasce dalle cattive emozioni di un pareggio indigesto (tre a tre a casa propria, di fronte all’ancora poco attrezzato - e allenato - Grottaglie, innervato di forze fresche solo alla vigilia del match) e cresce parallelamente alle notizie che sgorgano attorno alla squadra (il tecnico Chiricallo è minacciato di esonero, Chiricallo si dimette, i suoi giocatori lo salvano). La situazione, comunque, non si evolve. Perché resta congelata, a disposizione degli eventi che seguiranno: la trasferta di domani, quella di Andria, per intenderci. E, soprattutto, il risultato che garantirà. Del resto, il Brindisi edificato per vincere, senza se e senza ma, non ammette amnesie, intralci, delusioni. E il presidente Flora non vuole attendere. Vincere si deve, necessariamente. E  la partenza è già fortemente penalizzante. Per la classifica (quattro punti in tre uscite) e per la qualità del calcio dettato (squadra pesante, manovra mai totalmente sbocciata, sindrome di appagamento al parziale che non si conferma al novantesimo). Ma il Brindisi, è vero, è un collettivo composito e anche fragile, sotto alcuni aspetti: quello psicologico, prima degli altri. Obbligato ad imporsi e, innanzi tutto, da modellare sul massimo comun divisore della qualità dei suoi singoli. Quella qualità dei singoli che, in casi come questi, finisce per scontrarsi inevitabilmente con le differenti personalità di un gruppo importante. Mentre l’integrità dello stesso gruppo, assemblato in diversi momenti del mercato, continua ad essere minacciata dall’ingaggio di nuove pedine. Ma, forse, è il momento che il Brindisi, al di là dell’affidabilità di certe scelte, cominci seriamente a lavorare sulle forze di cui dispone, piuttosto che sondare nuove strade e confondere ulteriormente il già labile progetto tattico.