Scricchiolava profondamente, l’assetto difensivo del
Martina. Squagliatosi sotto i colpi della Salernitana. In pochi minuti. Ed a
Catanzaro, una settimana dopo, non era andata per niente meglio: malgrado la
prima parte di gara, da considerarsi largamente positiva. Anche in Calabria, la
formazione di Ciullo si era garantita per metà match personalità e crediti:
puntualmente ceduti appena i padroni di casa avevano accelerato il ritmo e,
soprattutto, verticalizzato. Mettendo a nudo l’incapacità della mediana, più abile
ad appoggiare e a proporsi, di fare filtro e di coprire la terza linea. E,
ovviamente, quelle dell’intero pacchetto arretrato: svagato, lento e – per
questo - ripetutamente costretto al fallo, ultima chance di chi è puntato e saltato con illogica abitudine. E,
allora, con zero punti in tre match, non c’è più spazio per amnesie e distonie:
Al Tursi scende l’Ischia, collettivo
modesto, anche abbastanza remissivo. Sicuramente più digeribile dell’orario di
gioco: mezzogiorno e mezzo è roba da autolesionisti del pallone. Ciullo, anche
per esigenze contingenti (squalifiche) rivede lo scacchiere: fuori Caso e
Samnick (il coloured, probabilmente,
è ancora acerbo per ricoprire il delicato ruolo di centrale di difesa) e dentro
Memolla, schierato a sinistra (Patti scala al centro). Non c’è neppure
Montalto, davanti: e la sua predisposizione a lavorare per la squadra si
avverte. La manovra del Martina, però, è sufficientemente frizzante, almeno quando
la palla è tra i piedi. La verve e la
rapidità di esecuzione degli esterni è immutata, anche se la progressione è
discontinua, complice l’atmosfera afosa. Ma, soprattutto, l’Ischia si arrocca
in 5-4-1 che, alla distanza, rischia di devitalizzare la proposta di Amodio e
soci, di ingabbiare Magrassi, terminale offensivo di giornata, e di appiattire
la gara. Gli isolani non stuzzicano il Martina, preferendo nicchiare. Il gol
può piovere solo su calcio piazzato. E così è: il sigillo è di Patti. Dopo
l’intervallo, il trainer campano cambia il volto del proprio scacchiere,
azzardando il 4-2-4. Ma Caruso, subentrato a Pellecchia (meno appariscente del
solito, oggettivamente più disposto al sacrificio) sfrutta un’esitazione
grossolana di Alan e raddoppia. Confuso, l’Ischia fatica a risvegliarsi e la
scarsa qualità non lo soccorre: così il
Martina può governare tranquillo. Per una volta, dietro, si vive in
tranquillità. Sembra fatta, cioè. Almeno sino a quando De Giorgi, nuovamente in
difficoltà, non commette fallo da penalty. Dagli undici metri, Ciotola riapre
la gara. Tornano, all’improvviso, tutti gli incubi. La gente di Ciullo comincia
a cedere, l’avversario si riorganizza in tempo. E, ancora Ciotola, a recupero
inoltrato, crocifigge il Martina, ancora incapace di coprirsi. Due a due,
contestazione finale del pubblico e morale bassissimo: arriva solo un punto,
che aggrava le sensazioni. Il problema fondamentale rimane. Anzi, si
ingigantisce, considerato lo spessore dell’avversario. E’ questione di singoli,
evidentemente. Ma, anche di reparto. La fase difensiva è inadeguata: era un
semplice sospetto, adesso è una certezza. E, senza correttivi, si affonda:
questo è palese.